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Nuoto

Park Tae-Hwan positivo all'antidoping

Altra positività al doping “eccellente” dall’Asia: Park Tae-Hwan nei guai

Un'altra vittima illustre asiatica sotto i riflettori dell'antidoping. Stavolta si tratta del coreano Park Tae-Hwan. Il 25enne stileliberista coreano sarebbe risultato positivo a un controllo a sorpresa. Ancora da chiarire a quale sostanza, ma dal suo entourage parte un'accusa: "colpa di una contaminazione accidentale".

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Altre ombre sul nuoto asiatico anche se sono – è bene premetterlo - tutte da approfondire. Per ora la notizia ha del clamoroso e dunque molti punti da chiarire. Di certo si sa che l’Asia del nuoto trema per un nuovo caso di positività all’antidoping che coinvolge un atleta di primissimo piano. Il nome è quello di Park Tae-Hwan, conosciuto non solo dagli appassionati di nuoto, ma da tutti gli amanti degli sport olimpici.

Sarebbe stato pizzicato dopo un controllo a sorpresa della Wada (World Anti-Doping Agency). Dunque, dopo il caso e la di divulgazione di squalifica "postuma” di Sun Yang, finisce nella “ragnatela” anche il coreano, vero eroe e star vivente dello sport nel suo Paese, un po' come lo può essere Sun in Cina. Ma il 25enne di Seul è popolarissimo in patria perché è stato il primo nuotatore capace di vincere un oro olimpico, nel 2008 – a Pechino - sui 400 stile libero. Al palmares olimpico dello stileliberista ci sono da aggiungere tre argenti: uno sui 200 metri sempre all’Olimpiade cinese, mentre quattro anni più tardi, a Londra 2012, è arrivata la doppietta d’argento su 200 e 400. Inoltre in carriera ha vinto anche tre medaglie mondiali.

Il test risale a settembre 2014, poco prima dell'inizio degli Asian Games dello scorso autunno, disputatisi – il nuoto è stato protagonista dal 21 al 26 settembre – nella città di Incheon (Corea del Sud), nell’impianto che porta il nome - il Munhak Park Tae-hwan Aquatics Center - dello stesso nuotatore più decorato nella storia del Paese. In quell’occasione il mezzofondista vinse un argento (100 sl) e due bronzi (200 e 400 sl) in gare individuali, a cui aggiunse tre bronzi in staffetta. A quanto pare, però, i campioni legati alla manifestazione e sottoposti all’antidoping risultarono negativi. Il risultato del test incriminato sarebbe stato notificato a Park nel dicembre scorso. Secondo le prime indiscrezioni, il mezzofondista presenterà le sue ragioni in un'audizione alla WADA, prevista per la fine del prossimo mese di febbraio

L'origine della positività risalirebbe a prima dei Giochi Asiatici. Secondo l’entourage e lo stesso nuotatore, all’origine di tutto ci sarebbe una contaminazione accidentale. Dovuta, dicono dall’ambiente vicino al coreano, all’iniezione di una sostanza illegale – questa non è stata specificata ancora - per i regolamenti sportivi, somministrata all’insaputa dell’atleta. Il fatto, fa sapere l’agente dell’olimpionico, risalirebbe a luglio. Park si era sottoposto a una sessione di chiropratica in una struttura pubblica coreana. Stando a quanto comunicato dai rappresentanti dal team GMP del nuotatore – e ripreso dall’agenzia stampa coreana Yonhapnews, -: " Un medico dell'ospedale ha praticato a Park un'iniezione. Quest’ultimo ha ripetutamente chiesto se contenesse sostanze illegali. E il medico ha ripetuto che non ci sarebbe stato nessun problema. Poi si è scoperto che conteneva una sostanza vietata. Con il nostro team di esperti legali stiamo cercando di determinare quanto l’ospedale possa essere a civilmente e penalmente responsabile dell’accaduto”. La squadra del coreano appare certa che sia stato commesso un illecito che ha finito per danneggiare Park. A margine della nota riportata si legge che l’atleta sarebbe “scioccato più di chiunque altro” per l’accaduto, aggiungendo poi che lui, in quanto nuotatore di livello mondiale, “è stato estremamente attento verso ciò che assume. Non prende nemmeno farmaci per curare il raffreddore per non incorrere in problemi con i test antidoping”.

Tutta questa meticolosità non pare essergli stata sufficiente stavolta. In attesa delle controanalisi e di maggiori dettagli sulla vicenda, la notizia soprattutto in Corea del Sud, è clamorosa poiché Park è davvero un mito vivente a quelle latitudini del globo natatorio. I contorni sull’episodio intorno a questa "infiltrazione fatale” vedono emergere elementi di negligenza, malasanità e dolo. Occorrerà fare ulteriore luce al riguardo.

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