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Martedì 12 marzo 2019 – L’asso cinese Yang Sun nel mirino dell’Agenzia Mondiale Anti Doping

Il caso YANG SUN: la WADA si appella alla CAS per la decisione della FINA di non sanzionare l’asso cinese

Il presunto episodio di doping era stato rivelato a gennaio dal prestigioso giornale inglese The Sunday Times.

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YANG SUN

L'Agenzia mondiale antidoping (WADA) ha presentato ricorso alla Corte d'arbitrato per lo sport (CAS) contro la decisione di non sanzionare il tre volte campione olimpico Yang Sun (in copertina) in seguito alle notizie secondo cui egli avrebbe aiutato a distruggere deliberatamente il proprio campione di sangue dopo una lite con gli inviati dell’ani doping incaricati di eseguire il test. Un portavoce WADA ha confermato che l'organizzazione aveva presentato ricorso al CAS nel caso controverso, rivelato da The Sunday Times a gennaio.

Nel caso in cui la CAS accogliesse il ricorso della WADA, il pluri campione olimpico e mondiale potrebbe essere squalificato a vita poiché questa sarebbe la sua seconda violazione delle regole anti-doping.

Nel 2014 l’asso cinese aveva scontato una sospensione di tre mesi dopo essere risultato positivo alla trimetazidina, una sostanza proibita.

Nel suo resoconto il giornale britannico affermava che Sun e la sua guardia di sicurezza,  dopo avere messo in dubbio l'autenticità della carta d'identità del medico incaricato di effettuare il test, usarono un martello per distruggere una fiala sigillata contenente il sangue del nuotatore. Sempre secondo quanto pubblicato dal giornale, uno dei più prestigiosi al mondo,  un'infermiera e altri funzionari anti-doping inviati a raccogliere sangue e urina da Sun, arrivati ​​alla sua casa nella provincia di Zhejiang dovettero aspettare fuori perché il 27enne non era in casa.

Dopo il suo arrivo a casa a Sun è stata prelevata fiala di sangue ma il nuotatore avrebbe obiettato fatto obiezione sull’identità della persona autrice del prelievo che non avrebbe dimostrato sufficientemente di essere un funzionario anti-doping.

Poi Sun, vincitore di due medaglie d'oro olimpiche a Londra nel 2012 (400 e 1500m stile libero) e di una a Rio 2016 (200m stile libero), si sarebbe rifiutato di fornire un campione di urina e avrebbe lasciato la stanza di controllo in violazione del protocollo anti-doping.

Sempre secondo quanto riferito la madre di Sun ordinò a una guardia di sicurezza di prendere un martello e distruggere la fiala contenente il sangue.

Sun, che ha negato di aver commesso un illecito, è sfuggito alla punizione della FINA e del suo Antidoping Panel che lo dimesso soltanto con un avvertimento (ammonizione).

Questa decisione è stata accolta con rabbia dalla WADA, che ha ora confermato di aver presentato ricorso alla CAS pere sopperire alla mancanza di azioni intraprese dalla FINA nel caso. Anche la federazione nuoto della Cina ha difeso Sun sostenendo che l’atleta non aveva violato le regole antidoping.

In questa circostanza c’è chi ha ricordato che anche dopo la prima infrazione, ai Mondiali di Kazan 2015, un alto esponente della FINA sia stato sorpreso a “coccolare” imprudentemente Sun sotto gli occhi indiscreti delle telecamere, in mondovisione.

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