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FINA - In Luglio i Congressi Tecnici/Modificheranno le Regole

Il Nuoto pronto a clamorose novità

Nelle agende dei Congressi tecnici raffiche di proposte per modificare le regole esistenti. Nel nuoto verrà probabilmente legalizzata la battuta a delfino nelle fasi subacquee delle gare di rana e verranno inserite le staffette miste (bisex) nel programma dei Mondiali.

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Cameron Van der Burgh RSA

 Cameron Van der Burg (RSA) con l'oro olimpico dei 100 metri rana a Londra 2012

 

Nel biennio 2008 – 2009 il nuoto deragliò in modo clamoroso quando furono legalizzati i super costumi full body in poliuretano – detti anche gommati o Hi-Tech - che resero possibili ma anche poco credibili 255 record del mondo da febbraio 2008 a fine 2009; proprio nel 2009 i primati del mondo furono 147 (ma 5 non vennero ratificati dalla FINA), dei quali ben 43 realizzati durante i Campionati del Mondo di Roma.

 

Faticosamente la FINA trovò una via d’uscita e con l’inizio di gennaio 2010 i super costumi vennero messi al bando. Col ritorno al passato in quell’anno il numero dei record del mondo individuali si ridussero a due soltanto: entrambi in vasca corta, entrambi in dicembre ai Mondiali di Dubai), entrambi ad opera di Ryan Lochte (200 e 400 misti). Sempre a Dubai caddero anche due record del mondo di staffetta, entrambi nella 4x200 stile libero, sia maschile che femminile.

 

Nel 2011 ripresero a cadere anche i record in vasca lunga; nel 2012 i record furono più numerosi e la ferita si chiuse, ma la cicatrice è rimasta.

 

Nel Nuoto Sincronizzato, nel 2005, il Congresso Tecnico della FINA approvò un incomprensibile e inutile raddoppio delle medaglie in palio durante i Campionati del Mondo. Il danno fu meno eclatante soltanto perché il Sincro è una disciplina decisamente meno seguita del Nuoto. Decisione inutile perché a prendersi le medaglie raddoppiate sono praticamente le stesse atlete e le stesse nazioni che vincono le medaglie, chiamiamole così, “principali”. Decisione dannosa perché in uno sport dalle gerarchie bene definite restano comunque fuori dal medagliere le nazioni di secondo livello con la conseguenza che, a causa di questa inflazione di medaglie, il medagliere complessivo dei campionati risulta falsato. Basti pensare che nella pallanuoto le medaglie a disposizione sono soltanto tre per il torneo maaschile e altrettante per quello femminile, come è giusto che sia. A questa situazione non si è mai posto rimedio.

 

Attenzione! Contrariamente a quanto molti pensano le regole non vengono cambiate dai vertici della FINA, cioè dall’Esecutivo (Consiglio di presidenza) o dal Bureau (Consiglio di amministrazione, composto da oltre una ventina di membri).

La modifica alle regole esistenti o l’introduzione di nuove regole è di competenza dei Congressi: quelli Tecnici (uno per ogni disciplina) in primis, e quello Generale, che ratifica tutto.

Gli attori dei Congressi – che avranno tutti luogo durante i prossimi Mondiali - sono i Delegati delle oltre 200 federazioni nazionali affiliate. Non tutti sono presenti; c’è sempre una percentuale di assenti, non irrilevante. Ma è sui presenti, e sulle federazioni nazionali che rappresentano, che ricade la responsabilità  dell’approvazione  di nuove regole, buone o cattive che siano: non, genericamente, “sulla FINA”. Occorre aggiungere che, purtroppo non tutti i Delegati sono preparati; non tutti sono attenti; non tutti capiscono quello che accade: perciò molti sono influenzabili o, comunque, pronti a intrupparsi nel “mainstream”, cioè a fare quello che fa la maggioranza.

 

Una maggioranza che spesso segue le indicazioni del Bureau. Infatti le proposte “raccomandate” (“recommended”) dal Bureau hanno un’alta probabilità di essere approvate. Altre volte, poche, la maggioranza appoggia proposte in contrasto con la volontà del Bureau ma avanzate dalle più autorevoli federazioni nazionali, gli Stati Uniti e l’Australia.

 

Tutta questa premessa per spiegare le cose come stanno, e per dare a Cesare quel che è di Cesare.

 

Per quanto riguarda il Nuoto, in luglio, a Barcellona, il Congresso Tecnico dovrà esprimersi su 68 proposte. Fra esse, raccomandate dal Bureau e perciò suscettibili di essere approvate, queste due: la legalizzazione della battuta delle gambe a delfino nelle fasi subacquee delle gare di rana e l’introduzione nel programma dei Campionati del Mondo delle staffette miste (bisex), con relativa attribuzione delle medaglie e riconoscimento degli eventuali primati del mondo.

 

Di entrambe, francamente, non se ne sentiva la necessità.

 

Da sempre i ranisti non hanno mai avuto difficoltà a nuotare a rana, anche nelle fasi subacquee. Le infrazioni alle regole tradizionali sono state quasi sempre determinate dalla furbizia, dei nuotatori e dei loro tecnici, non certo dall’impossibilità di nuotare correttamente la rana sottacqua: furbizia vuol dire approfittare della difficoltà che i giudici hanno nel vedere se dopo la partenza, o la spinta dal muro dopo una virata, le gambe stanno ferme durante la scivolata oppure vengono battute a delfino approfittando della schiuma generata dal tuffo. Oggettivamente, per i giudici, che sono a bordo vasca, è anche difficile distinguere la “naturale ondulazione”, del corpo dopo la spinta dal blocco di partenza o dalla parete dopo una virata.

 

Fu a causa di questa difficoltà che a suo tempo venne legalizzata la doppia battuta a delfino nelle fasi subacquee.

 

Ma la polemica è riesplosa, ferocemente, prima ai Mondiali di Shanghai 2011, quando più nuotatori abusarono della battuta a delfino, e poi a Londra 2012 quando Cameron Van der Burgh vinse i 100 rana, a tempo di record del mondo, con tre battute a delfino durante le fasi subacquee. In rete circola un video che mostra chiaramente l’infrazione ma il sudafricano non fu squalificato e se ne andò da Londra con il titolo olimpico.

 

Per risolvere l’intricata situazione la FINA non aveva che due strade: la prima, l’introduzione della prova video che avrebbe preservato lo stile così com’è adesso; la seconda, la deregolamentazione (“deregulation”), cioè la liberalizzazione della battuta a delfino durante tutte le fasi subacquee. Quest’ultima soluzione, che sembra trovare consenso e convergenza da parte delle maggiori potenze natatorie, risolve il problema ma snatura la rana così come è stata finora.

 

I primi a spingere verso la legalizzazione della battuta a delfino nelle fasi subacquee furono gli americani (da sempre “magna pars” all’interno del Comitato Tecnico della FINA), sin dal 1978, quando, ai Mondiali di Berlino,  la grande Tracy Caulkins fu accusata dagli avversari di avere attuato, non vista dai giudici, la battuta a delfino, la famosa “rana delfinata”.

tracy caulkins USA

Tracy Caulkins (USA), una delle più grandi nuotatrici di sempre 

 

A dire il vero, dopo le polemiche di allora, i giudici sono stati molto attenti e hanno inflitto numerose squalifiche per questa infrazione, quasi sempre giustamente.

 

Ora, come detto, una corrente di pensiero, che ha fra i suoi maggiori fautori niente meno che a Vladimir Salnikov, attuale presidente della Federazione russa, propone che si legalizzi la battuta a delfino in tutte le fasi subacquee della rana!

Per inciso, Salnikov fu campione immenso, ma dello stile libero: sulla distanza dei 1.500 metri fu capace di vincere due medaglie d’oro olimpiche a distanza di otto anni l’una dall’altra, nel 1980 e nel 1988 (nel 1984 l’Unione Sovietica boicottò le Olimpiadi di Los Angeles, in ritorsione del boicottaggio degli Stati Uniti per quelle di Mosca, nel 1980); a rana, tuttavia, non l’abbiamo mai visto nuotare, nemmeno nelle fasi di riscaldamento.

 

Comunque, se la battuta delle gambe a delfino nella fase subacquea verrà approvata – e lo sarà -, la rana così come la conosciamo scomparirà: verrà contaminata e sostituita  un nuovo stile, che potremmo facilmente e definitivamente chiamare “rana delfinata”.

 

A seguito di tale innovazione probabilmente  i tempi diventeranno più veloci e i record del mondo si abbasseranno. Molti sono favorevoli alla modifica proprio perché sarà più facile stabilire nuovi record e, di conseguenza, godere di maggiori attenzioni mediatiche, eccetera. Un po’ quello che era successo con i “costumoni”.

 

In un mondo per molti versi conservatore come quello delle piscine è curioso vedere come si corra verso innovazioni forse discutibili e come, d’altro canto, si continui a chiamare ufficialmente “farfalla” (“butterfly”) uno stile che da decenni viene comunemente, e più correttamente, chiamato “delfino” (“dolphin”).

 

Delle staffette miste/bisex abbiamo già detto a suo tempo: dal punto di vista sportivo non hanno grande credibilità e anche dal punto di vista dello spettacolo lasciano il tempo che trovano.

 

L’attribuzione di medaglie mondiali e il riconoscimento di record mondiali per queste gare non ci sembra un’idea geniale ma, piuttosto, un affronto alle medaglie attribuite nelle altre gare, e a chi se le guadagna faticosamente.

 

 

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