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Nuoto

Olimpiadi di Rio – Analisi delle Prestazioni dei Giovani Emergenti

RIO 2016- L'impatto juniores: le storie straordinarie di Chalmers e Oleksiak

Oltre ai due vincitori dei 100m stile libero a Rio 2016 è emersa la “new wave” del nuoto mondiale, testimonianza di un conflitto generazionale in cui i più esperti si sono genuflessi all'altrui brillantezza. Nel complesso, molti giovani atleti hanno fatto la voce grossa e la distanza tra eccellenza juniores ed assoluta pare assottigliarsi sempre più.

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Rio2016 Olympic Games_oro 100sl

La crescente partecipazione delle super potenze natatorie ai Campionati Europei, Mondiali ed Olimpici Giovanili inizia a dare i suoi frutti. Ciò, si badi bene, non soltanto nella dimensione in cui gli juniores eccellenti riescono a qualificarsi alle proprie selezioni nazionali o a ben figurare nelle batterie di un grande evento.

I giovani atleti con cui devono confrontarsi i veterani sono consapevoli, ambiziosi e un pizzico incoscienti. Consapevoli, grazie alle gare internazionali a cui hanno già partecipato, che la concorrenza mondiale sia molto agguerrita. Consapevoli, ancora, che sia necessario un salto di qualità per passare da una rassegna juniores ad una assoluta. Ambizione ed incoscienza, invece, sono parte del patrimonio di coloro che non si pongono dei limiti. Un teenager, alla vigilia di una competizione, difficilmente determinerà un tempo sotto al quale non può andare, certamente non sarà sottoposto alle pressioni dei favoriti e comunque vada avrà vissuto una esperienza utilissima per il prosieguo della sua carriera. In sostanza, sotto l'aspetto psicologico, tutto depone in favore dei giovani outsider.

Quanto detto è senz'altro vero, sulla carta. Nei fatti, il temperamento di un nuotatore esperto lo aiuta a non entusiasmarsi troppo per un crono di qualificazione superiore alle attese o viceversa a non abbattersi anzitempo quando la condizione non pare essere perfetta. In effetti, sino ad ora, ai Giochi Olimpici questa virtù è quasi sempre stata fedele alleata di quanti hanno finito per prevalere. A Rio si è notata una inversione di tendenza, e ciò sia a livello generale, sia nella gara simbolo del nuoto tra le corsie, i 100 stile libero.

Principiando da quest'ultima pare davvero singolare che nella medesima edizione delle Olimpiadi la gara regina sia stata vinta da due atleti che rientrano ancora a pieno titolo nella categoria internazionale juniores. I due giovani, entrambi medagliati nelle due vasche a stile (e non solo) ai Campionati Mondiali Giovanili di Singapore '15 - il che dimostra il valore della competizione in parola - sono però molto diversi e pur giungendo al medesimo bramato alloro hanno seguito un cammino distinto.

Kyle Chalmers (foto sotto). Talento incommensurabile. Soprannome (da adolescente): “big foot”. Il che già dà un'idea dei caratteri fenotipi dell'australiano. La passione del padre per il football, prima giocatore poi allenatore di detto sport, è stata trasmessa a Kyle, che lo scorso anno ha ammesso senza mezzi termini che fino a quel momento lo aveva considerato la disciplina sportiva di punta. Non è chiaro se il cambiamento di rotta sia stato dovuto al differente successo incontrato nelle due attività o all'intenzione di preservare la propria integrità fisica (è arduo individuare una parte del corpo di Kyle che il football non abbia almeno parzialmente lesionato), ma gli appassionati di nuoto sono lieti che il 2015 sia stato l'anno in cui ha deciso di dedicarsi unicamente all'acqua.

A dispetto dell'aver condotto una duplice attività sportiva per quasi tutta l'adolescenza, Chalmers ha rifondato l'albo dei record australiani dai 13 ai 18 anni nei 50 e 100 stile libero. Ogniqualvolta si è affacciato in un contesto di più ampia risonanza, se escludiamo le Olimpiadi Giovanili di Nanchino '14 (in cui non era facile competere con avversari fino a due anni più grandi trovandosi in una pessima condizione di salute), si è dimostrato eccellente: quasi senza accorgersene è passato dai campionati nazionali giovanili al podio (persino oro nei 50 farfalla lo scorso anno) assoluto, dalla vittoria ai campionati mondiali juniores '15 all'alloro olimpico di Rio.

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Il giovane (classe '98, 194 cm 90 kg) merita un'ultima considerazione. Pare davvero sensazionale, e forse ancor prima incomprensibile, che sia riuscito a prevalere nella finale brasiliana dei 100 stile libero in relazione ai suoi attuali limiti e alle condizioni oggettive in cui si è trovato: partenza di fianco al campione olimpico in carica (Nathan Adrian), tempo di reazione superiore a 0.70, spinta dal blocco e subacquea non all'altezza, settimo dopo la prima vasca di fianco al primo (Santo Condorelli) e relative onde, virata non eccellente. Sembra un racconto dell'orrore e, nonostante una gambata dalla potenza unica, non si capisce pienamente come abbia potuto recuperare un enorme svantaggio negli ultimi 25 metri e giungere alla piastra con un divario tale da potersi permettere di toccare debolmente, con la testa sollevata, già iniziando a volgersi verso il cronometro. Il tutto mantenendo un vantaggio di oltre due decimi sull'intera concorrenza. A livello mentale, peraltro, è rimasto lucidissimo, essendo stato capace di mettere la mano davanti e migliorarsi in tutte le fasi di gara: batteria 47.90, semifinale 47.88, finale 47.58. Pazzesco. Indubbiamente Chalmers si sottoporrà a delle dure sedute di allenamento, ma  “la forza è potente in lui”.

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Penelope Oleksiak (in copertina con Simone Manuel e sotto). Ad una prima occhiata la base fisica sembrerebbe buona: struttura atletica su 186cm di altezza. Lo stesso potrebbe dirsi per la propensione dei suoi familiari ad eccellere nello sport: due ex podisti i genitori, noto giocatore di hockey il fratello Jamie (201cm x 113kg), vogatrice professionista la sorella Hayley. Il cammino di Penny non è stato però tanto semplice. Ha principiato a familiarizzare con l'acqua nella piscina dei vicini di casa e soltanto a 9 anni, adeguatamente incoraggiata dal fratello e sostenuta dalla famiglia, ha pensato di iscriversi ad un corso di nuoto. Le cose non sono andate bene. È stata scartata da numerose società sportive poiché non era capace di completare due vasche consecutive. Già a quell'età la Oleksiak ha compreso di dover conquistare ogni piccolo successo con il duro lavoro. Dopo un anno di pratica, Penelope fu capace di superare la prova e la sua carriera ebbe inizio. Come si è accennato in precedenza, anche la canadese a Singapore '15 ha conquistato delle medaglie, ma diversamente da Chalmers non è riuscita a centrare il successo individuale: in tre prove (50 e 100 farfalla, 100 stile), tre secondi posti. In realtà alla vigilia dei Campionati Mondiali Giovanili nessuno avrebbe pensato a delle prestazioni tanto convincenti, ma arrivare sempre ad un passo dall'oro è decisamente spiacevole. Se a ciò si aggiunge che la sua presenza a Singapore fu quasi del tutto messa in ombra dallo strapotere della connazionale Taylor Ruck (vincitrice di 100 e 200 stile, terza nei 200 dorso e trascinatrice delle staffette) si comprende come Penny non potesse dirsi del tutto soddisfatta.

Rio2016 Olympic Games

Questa stagione, contraddistinta da un progresso continuo, ha però celebrato in maniera indiscutibile il suo personale successo. Giunta ai Trials canadesi senza che il pubblico o la stampa la prendessero minimamente in considerazione per la qualificazione individuale, ha battuto molte avversarie più accreditate e conquistato il posto nei 100 farfalla, 100 stile e nelle tre staffette. Sogno coronato? Nient'affatto. Progresso di oltre mezzo secondo (rispetto ai propri record mondiali giovanili!) in entrambe le distanze: oro olimpico dei 100 stile e argento nella farfalla. Senza parole. Il percorso dello stile libero è stato molto simile a quello di Chalmers. Progresso in tutte le fasi di gara: 53.53, 52.72, 52.70. Inoltre, similmente all'australiano: gareggia di fianco alla favorita (Cate Cambpell), tuffo e subacquea non all'altezza, settima a metà gara con le onde della Cambpell (prima ai 50), eccezionale rimonta finale. L'aver dovuto condividere l'oro con l'americana Simone Manuel non ha certo sottratto valore ad una prova davvero emozionante. Così, l'atleta che nessuna squadra voleva accogliere è stata la più giovane (in assoluto) della nazionale canadese, la più giovane della storia del suo Paese ad aver vinto un oro olimpico, la prima ad aver ottenuto quattro medaglie nella stessa Olimpiade estiva. I suoi successi le hanno infine consentito di essere eletta portabandiera per la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi. Penny Oleksiak, con grande impegno e costanza, è diventata un modello nazionale.

Un altro interessante aspetto emerso dai risultati di Rio e connesso al ricambio generazionale è la capacità di atleti giovani (ma non necessariamente teenager) di vincere, nella maggior parte dei casi senza avere alle spalle ori mondiali. In passato era stata una caratteristica prettamente femminile, anche in ragione del minore tempo necessario per raggiungere la maturità fisica, basti banalmente pensare a Katie Ledecky e Ruta Meilutyte di Londra '12. In questa edizione dei Giochi, però, la tendenza si è piacevolmente estesa al genere maschile, al punto che 9 delle 13 gare individuali sono state vinte da atleti 21 o under, dei quali soltanto due - Adam Peaty e Gregorio Paltrinieri - avevano nel proprio palmares un oro mondiale: Kyle Chalmers, Mack Horton, Ryan Murphy (due gare), Dmitriy Balandin, Joseph Schooling, Kosuke Hagino. Se pensiamo che nel 2012 le prove vinte da pari età furono solo cinque - Florent Manaudou, Yannick Agnel, Yang Sun (due gare), Chad le Clos - si ha la riprova che la competizione internazionale giovanile aiuta molto gli atleti ad essere preparati per sfide su palcoscenici più prestigiosi.

In ultima analisi, sempre sul versante maschile, pare corretto evidenziare che oltre a Chalmers anche il russo Anton Chupkov, vincitore dei 100 e 200 rana a Singapore '15, è subito riuscito a convertire il suo talento in dimensione assoluta, centrando il terzo gradino del podio nei 200 rana olimpici.

Del tutto simili sono i casi di Evgeny Rylov e Tamas Kenderesi  - entrambi vittoriosi a Nanchino '14 e medaglia di bronzo a Rio rispettivamente nei 200 dorso e 200 farfalla - e del già citato Mack Horton (pluricampione mondiale juniores a Dubai '13).

Questi gli altri nomi da segnare sul taccuino, in quanto nati tra il '96 e il '99 e capaci di raggiungere almeno una finale olimpica (si noti che solo l'ultimo di essi non si era previamente distinto nei campionati internazionali giovanili): Duncan Scott, Caeleb Dressel, Townley Haas, Robert Glinta, Guangyuan Li, Ippei Watanabe (2:07.22, record olimpico in semifinale, crono che se ripetuto gli sarebbe valso l'oro), Henrik Christiansen, Zhuhao Li, Aleksandr Sadovnikov, Joan Lluis Pons.

 

Foto di Giorgio Scala e Andrea Staccioli/Deepbluemedia/Insidefoto

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