Direttore Responsabile: Camillo Cametti

Altro

Il parere dello psicologo

Educare i figli attraverso lo sport

Diego Polani commenta un fatto di cronaca che ha visto una mamma che insultò degli istruttori di nuoto perché la figlia era arrivata ultima ad una gara amatoriale di nuoto.

  • Share

Nel percorso educativo di un piccolo nuotatore, la gara di nuoto rappresenta un mezzo educativo, un elemento attraverso cui crescere, attraverso cui il bambino potrà valutare il risultato del suo impegno e mettersi a confronto con gli altri. 

Nei giorni scorsi alcuni quotidiani hanno ripreso la notizia di uno spiacevole avvenimento accaduto dalla tribuna di una piscina. La cronaca riporta che nel 2008 una mamma, durante una gara di amatoriale nuoto, avrebbe insultato gli istruttori perchè incapaci solamente perché la figlia era arrivata ultima. Una multa di 300 € dal giudice di pace ha messo fine alla vicenda che però fa riflettere. 

La news da Corriere.it e da Repubblica.it 

Il Mondo del Nuoto chiede un commento al Prof. Diego Polani, psicologo 

 

«Ho letto con sgomento quanto accaduto in una piscina di Roma in occasione di una gara giovanile. Una madre che di fronte alla “sconfitta” della figlia, se di sconfitta possiamo parlare in queste occasioni, ha aggredito l’istruttore ed il direttore dell’impianto accusandoli di negare alla figlia una “crescita felice” di fatto. Ebbene è importante secondo me iniziare a far capire ai genitori che i loro comportamenti possono diventare delle risorse in funzione dell’educazione e della crescita dei figli oppure essere un momento di blocco emotivo.

Molti genitori hanno atteggiamenti iperprotettivi con i figli, in parte è naturale e doveroso, ma talvolta le eccessive attenzioni possono trasformare la vita dei nostri figli in una sorta di “prigionia”.

Tutto ciò avviene quando il rapporto tra i figli e il mondo esterno viene reso problematico dal costante intervento dei genitori che, anziché svolgere il proprio ruolo di mediazione in modo equilibrato, creano barriere eccessive. Per “mondo esterno” ovviamente intendo sia i rapporti sociali che si sviluppano nell'infanzia, sia i diversi ambienti in cui il bambino può interagire con estranei (scuola materna, piscina, parco giochi, spiaggia..etc).

Questi atteggiamenti considerati iperprotettivi sconfinano in un eccesso dannoso in quanto alla fine accade che i figli crescono senza avere la possibilità, e tantomeno l’autorizzazione, di fare sane esperienze anche fallimentari, anche frustranti, anche negative, con il triste risultato che i giovani sviluppano una personalità tutt’altro che capace di sostenerli.

Quindi la formula di questi comportamenti può essere così sintetizzata: genitori iperprotettivi = figli insicuri!

Nei Paesi anglosassoni tutto ciò viene chiamato “'helicopter parenting”, ossia una forma di attaccamento genitoriale ossessivo ed iperprotettivo che può essere paragonato al rumore di un elicottero che ronza incessantemente sulla testa dei nostri figli. Secondo le ultime ricerche, ciò fa crescere intere generazioni di adolescenti ansiosi e insicuri».

 

Diego Polani - Presidente Società Professionale Operatori in Psicologia dello Sport e delle Attività Motorie, collaboratore FIN-SIT 

Leggi anche...

Tuffiblog