Direttore Responsabile: Camillo Cametti

Controfuga di Luciano Angelini

Ecco le semifinaliste

Grande Settebello, ciao ciao Ungheria

In semifinale gli azzurri di Campagna affronteranno la Serbia. Eliminati i magiari con una partita perfetta. Difesa impeccabile con Tempesti ancora una volta superlativo. Triplette di Figlioli, Felugo e Presciutti. Giorgetti e Perez hanno completato il bottino. Per Kemeny fine del sogno del quarto oro consecutivo.

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Il Settebello vittorioso sull'Ungheria
 
Italia-Serbia e Montenegro-Croazia: ecco gli accoppiamenti delle semifinali. Ecco le magnifiche quattro a caccia del podio. Tre squadre di scuola slava e una bellissima novità: la scuola magiare deve lasciare la cattedra per andare a lezione d'italiano. Una serata indimenticabile per la pallanuoto italica. Vediamo come è stato possibile.
E' un grande Settebello a fare piccola l'Ungheria e volare in semifinale. Campagna voleva la partita perfetta per fermare la storia e mandare fuori dalla zona medaglie i tricampioni olimpici di Sydney, Atene e Pechino. Ed è stato accontentato. Una vittoria (11-9) senza se e senza ma. Un successo nititido, costruito con una prova d'autore in difesa, ancora una volta incommensurabile la prova di SuperTempesti (quanto ce l'ha invidiato Kemeny con un Seczi inguardabile), un muro invalicabile davanti ai tiratori ungheresi, legittimato dalle prodezze dei giocatori più attesi: Presciutti, Figlioli e Felugo, autori di tre gol a testa, ma soprattutto Presciuttidecisivi nei momenti topici, lucidi, quasi sfrontati nel prendersi le responsabilità che competono ai leader. Di Giorgetti su rigore e Perez, con la gran bordata del 2-2, hanno completato il bottino. Ma è tutta la squadra ad aver dato prova di compattezza e maturità: Aicardi e Premus combattenti inesauribili nel cuore della difesa ungherese; oscuro lavoro di grande sacrificio di Fiorentini, Gitto, Perez e Giacoppo.
Il Settebello ha chiarito fin dalle prime battute di non temere i (datati) maestri magiari. Né si sono fatti impressionare dal gol di Kasas, al canto del cigno in nazionale, in apertura di ostilità. Presciutti, in serata magica, pareggia su ispirazione di Felugo. Denes Varga prova a spaventare Campagna in controfuga, ma ci pensa Perez, proprio lui, a mettere le cose a posto dalla distanza con Seczi fuori posto e fuori tempo. L'Ungheria subisce due gol a uomini pari ed è la prova della sua vulnerabilità.Felugo cava dal cilindro uno dei suoi colpi e fa 3-2 beffando il tremebondo Seczi; Madaras lo imita, ma Tempesti è incolpevole; Presciutti fa il 4-3 in superiorità, Daniel Varga sigla il 4-4 con Giorgetti nel pozzetto, Figlioli scaraventa in rete dai sobborghi di Londra. Si chiude 5-4 (parziale 3-2).
La terza frazione si apre con il 5-5 di Madaras (il meno peggio dei suoi), ma è solo un lamento. L'Italia gioca meglio in ogni zona della vasca, l'Ungheria perde il bandolo della matassa, si affida a tentativi personali e affrettati. Figlioli e Felugo, in superiorità, aprono la forbice, Giorgetti, su rigore, la dilata: 8-5 alla sirena.  Kemeny ha la disperazione negli occhi, i suoi falliscono 4 superiorità di fila (Tempesti monumentale), vede svanire il sogno del poker. Si va agli ultimi 8 minuti. L'Ungheria tenta il tutto per tutto, mani addosso, grande assalto alla casa di Tempesti. FelugoSteinmetz conquista un rigore su Felugo, Biros la mette dentro sopra la testa del portierone azzurro. Ma è un fuoco fatuo. Presciutti se ne va in controfuga e serve a Figlioli un pallone che chiede solo di essere spedito alle spalle di Seczi. Si terne avanti di tre, si sente il profumo dell'impresa. Ma i magiari gettano nella mischia le restranti energie e vanno sul 9-8 con Kasas e Denes Varga. Ci pensa Tempesti, grandissimo su Biros a dire di no. Felugo inventa dalla distanza, Madaras accorcia, ma è troppo tardi. Ci pensa Presciutti, ancora lui, a dare il senso della differenza in acqua con il gol dell'11-9. Settebello in zona medaglie, i maestri ungheresi a lezione di italiano.
Emozioni da vendere in Serbia-Australia. Passa la squadra di Udovicic ma quanta paura. L'Australia era avanti 7-4 alla fine della seconda frazione. E ancora 8-6 alla fine della terza. Si è davvero rischiato il classico "clamoroso alla Waterpolo Arena" per dirla alla Sandro Ciotti (l'esclamazione, entrata nella storia del calcio, al gol del 2-0 del Catania sull'Inter durante la trasmissione "Tutto il gol minuto per minuto"). Poi è uscita la vera Serbia. Udovicic ha sostituito il disastroso Soro con Gojko Pijtlevovic, ha ordinato ai suoi di non dare tregua agli aussie con un pressing asfissiante e contatti fisici esasperati, li ha spronati, toccati nell'orgoglio. La rincorsa l'ha aperta Udovicic con un cost to cost centrale concluso con una saetta imprendibile per Dennerley, Miller ha riportato i suoi a più 3, poi è cominciato il festival del gol dei serbi con un parziale di 6-0 tra la fine di tempo (gol di Prlainovic) e la quarta frazione: Pijetlovic su assist di Udovicic, ancora Prlainovic (salito a quota 20 gol), Filipovic (missile da 7 metri), Alexsic e Mitrovic. L'Australia era partita senza timori revenziali. Ai due gol di Gocic avevano risposto Whalan, Beadssworth e Howden: 3-2. Cleland, ancora Beadssworth  e due volte Campbell con due gol dalla lunga distanza (Soro impresentabile, Udovicic decideva di sostituirlo), vanificavano la doppietta di Filipovic: 7-4 alla sirena. Il colpo di scena nella corsa al podio sembrava prendere forma. Ma il lavoro ai fianchi e la forte pressione dei giganti serbi ha cominciato a sgretolare le certezze dei "canguri" con l'avanzare della stanchezza e la conseguente caduta di lucidità. La terza frazione si chiude con l'Australia ancora avanti. Ma ormai i serbi sono lanciati. Inutile il timido tentativo di gestire l'esiguo vantaggio, letali gli errori da stato confusionale in superiorità (zero su 3). Chiusa la terza frazione sull'8-6, gli ultimi 8 minuti sono una sinfonia serba con cinque acuti che firmano il passaggio alla semifinale. Finisce 11-8 (2-3, 2-4, 2-1, 5-0). Ma, va detto, l'Australia ha fatto tremare la corazzata serba. Grande merito alla squadra di Fox, capace di dare pepe e pathos ad un match che in partenza sembrava non dovesse avere storia.  
Avanti anche il Montenegro, a spese della Spagna. Nessuna sorpresa, ma con qualche brivido nel finale. La squadra di Ranko Perovic ha mostrato quanto siano legittime le sue ambizioni di medaglia. Il risultato (10-8) ne è la conferma, meno sofferto di quanto dica il dato numerico (Montenegro avanti di 4 gol all'inizio del quarto tempo). Troppo forti, tecnicamente e fisicamente, troppo vogliosi di podio i giganti montenegrini: Ivovicic, Jokic e Zlokovic (mattatore con 4 gol), troppo ispirati Mladan Janovic, Brguljan e Gojkovic per lasciare spazio alle speranze spagnole.
La Spagna non era quella che aveva mollato gli ormeggi, deconcentrata e a tratti pasticciona, contro il Settebello. La squadra di Aguilar ha cercato di spezzare le trame dei montenegrini con un gioco mordi e fuggi, buona applicazione in difesa, solita ricerca del contropiede. Ma l'abnegazione di Perrone e Molina, costretti agli straordinari in difesa e in attacco, il gran lavoro di Perez e gli spunti di Epanol e Minguell non sono stati sufficienti, stante l'assoluta impotenza nelle azioni in superiorità (5 su 18), vuoi per il muro difensivo eretto da Ivocic e compagni a protezione di un reattivo Scepanovic, ma soprattutto per le carenze dei tiratori esterni.
Si parte ed è subito Montenegro. Zlokovic sguscia alle spalle di Molina e mette dentro. Minguell approfitta di una distrazione di Paskovic e fa 1-1. Il 2-1 è di Brguljan in controfuga, la Spagna non ci sta e Perez pareggia in superiorità. Replica Mladan Janovic, Perrone va via in contropiede e segna il suo gol numero 12 del torneo. Martin porta avanti i suoi, Zlokovic mette le cose a posto. Primo tempo 4-4. Partita in equilibrio, tanti gol a uomini pari, difese fin qui non perfette.
La seconda frazione si apre con un gol di Paskovic su assist di Brguljan in superiorità, Valles sfrutta al meglio un'invenzione al bacio di Perrone e riporta per l'ultima volta la partita in equilibrio. Prima Mladan Janovic e poi Zlokovic allungano. La Spagna continua a sprecare le superiorità (0 su 3) con schemi prevedibili e mancini (Garcia e Mallarach) inguardabili. Si chiude sul 7-5 (3-2 il parziale). E' l'inizio della fine.
Il terzo tempo è letale per gli spagnoli: Ivovic (gol numero 14 in torneo), Draskovic e Mldan Janovic aprono una voragine, gli iberici replicano con Mallarach. Sembra finita, ma la Spagna mette in acqua le ultime risorse fisiche e tutto il suo orgoglio: Valles, Garcia e Minguell accorciano sul 10-9. da meno 4 a meno 1. Brividi per Perovic quando su espulsdione di Jokic gli spagnoli hanno la palla del pareggio, ma Garcia, a conferma della sua modestissima olimpiade, si fa ipnotizzare da Scepanovic. Ci pensa Nikola Janovic, a 1'37" dalla sirena, a mettere al sicuro il pass per le semifinali. Finisce 11-9. Spagna fuori dai giochi.
Senza storia Croazia-Stati Uniti. I Rudic-boys sono un rullo compressore e chiudono la partita in 18 minuti con un secco 5-0, che diventa 7-2 nel terzo tempo e 8-2 per concludere. Da segnalare le doppiette di Buric, Obradovic e Boskovic. La sfida con il Montenegro sarà tutta da vedere. 

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