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Nuoto

L'italo-argentino di passaggio in Italia

Luis Alberto Laera

Se il nuoto fosse una corrida, certamente lui ne sarebbe il matador assoluto, colui che prende ogni sfida di petto e sa combattere fino all’ultimo respiro per vincere.

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Luis Alberto Laera|

Se il nuoto fosse una corrida, certamente lui ne sarebbe il matador assoluto, colui che prende ogni sfida di petto e sa combattere fino all’ultimo respiro per vincere.

Stiamo parlando di Luis Alberto Laera, l’italo-argentino eclettico, solare e gioioso protagonista del nuoto azzurro  tra gli anni ’90 e 2000, l’indiscusso delfinista e poi longevo dorsista che ha saputo regalare tante emozioni alla sua amata Italia.

Oggi è manager di successo per la nostra nazione dell’azienda spagnola di costumi Turbo e lo abbiamo incontrato al suo rientro in Italia.

 

Da quando ti sei ritirato dall’attività agonistica hai appeso definitivamente il costume al chiodo oppure ogni tanto continuavi a nuotare? Perché hai deciso di tornare a gareggiare con i master? Che cosa ti mancava del mondo clorato?

Quando ho deciso di smettere l’ho fatto davvero! Non ho più nuotato, ma ho praticato tanti altri sport per mantenermi in forma.

Sono ritornato in acqua a marzo di quest’anno, facendo al massimo due km di tecnica tre volte a settimana per riprendere sensibilità con l’acqua e piano piano mi sentivo meglio; quando ho siglato il record master nella mia categoria sudamericana nei 50 delfino a Bahia Blanca con 25”57, quasi non ci credevo! Erano otto anni che non toccavo l’acqua e ho subito avuto un riscontro positivo!  La settimana successiva ho nuotato ancora i 50 delfino a Buenos Aires e ho ritoccato il mio record con 25’’32.

Mi sono immerso ancora nel mondo clorato soprattutto per mio figlio Filippo di quattro anni, perché ci tenevo che mi vedesse gareggiare e imparasse ad amare il nuoto sin da piccolo; credo che continuerò a stare nel mio ambiente perché nuotare mi fa stare bene, mi rilassa e mi ricarica.

 

Quanta soddisfazione ti ha dato il tuo record master? È stato quasi come un tuffo nel passato?

No assolutamente! Il mio passato è passato, questa è totalmente un’esperienza nuova e diversa.

 

Oltre a Turbo Italia, ora hai creato un nuovo marchio, Vadox, ci racconti com’è nato questo progetto?

Sono alla continua ricerca di stimoli, grazie al mio lavoro con Turbo ho messo a punto l’idea di questo costume da competizione Vadox, bello, tecnico e assai comodo per gli atleti che lo hanno provato.

Attualmente è in commercio solo in Sudamerica, adesso sto cercando di farlo conoscere anche negli Stati Uniti e magari in futuro arriverà anche in Europa…

 

Credi che prima o poi si debba arrivare a lasciare indossare ad ogni atleta il costume che preferisce in gara, senza obblighi o multe? La libertà dell’abbigliamento tecnico è importante secondo te?

Secondo me sì, il costume è un attrezzo tecnico che l’atleta deve scegliere da solo per il suo meglio.

In gara ogni dettaglio è fondamentale e quindi anche indossare il costume che sentiamo meglio addosso è importante; prima o poi arriveremo certamente anche alla libertà di abbigliamento.

 

Come vedi il nuoto italiano rispetto al resto del mondo?

Il nuoto italiano in questi anni ha fatto un grande salto di qualità, è fortissimo, ma forse non c’è sempre continuità fra il nuoto a livello giovanile e quello assoluto: conservare il talento e la voglia di nuotare ad alto livello dei giovani più promettenti è una sfida ardua per i nostri tecnici.

Il vivaio italiano è ricco, bisogna essere bravi a far crescere questi ragazzi gradualmente, senza spremerli subito al massimo, per poi condurli a risultati di rilievo a livello mondiale assoluto.

 

Che cosa ti manca di più dell’Italia?

La pasta! A parte gli scherzi mi sento più italiano che argentino! Mi mancano molto gli amici, i sapori, gli odori, i colori dell’Italia e soprattutto la sua bellezza che non ha paragoni.

 

Luis Alberto Laera


Ero indecisa se intervistare te o Raul Bova, ma poi ho scelto te perché ti conosco da più tempo!

Pensi che le fiction tv sul nuoto (ad esempio “Come un delfino”) possano aiutare il movimento a crescere o troppa televisione e gossip in realtà possono nuocere al nostro sport?

La televisione e la pubblicità fanno sempre bene allo sport quando mandano un messaggio positivo.

Vent’anni fa il nuoto era uno sport di nicchia, ora è uno dei più praticati e seguiti e soprattutto a certi livelli è diventato una professione vera e propria.

 

Abbiamo un Papa argentino che è entrato nella storia, anche tu hai segnato una parte di storia del nuoto italiano: tutti ti ricordano con affetto e allegria, qual è la tua gara che ti ha emozionato maggiormente?

Il mio 53”92 sui 100 delfino nuotato nell’aprile del 1993 in Coppa Latina a Firenze: era stato il primo tempo assoluto al mondo quell’anno, a mezzo secondo dal podio olimpico di Barcellona 1992.

Purtroppo non ho avuto un’attività giovanile importante, ho curato da solo i particolari, non avevo né un preparatore atletico né un fisioterapista e nemmeno la mia famiglia vicino; crescere e diventare forte e competitivo non è stata una passeggiata per me, ho lavorato con molto impegno e tanta convinzione.

Pur avendo talento ho fatto fatica  costruire i miei successi e credo di aver raggiunto solo una parte di quello che invece avrei potuto ottenere: a 29 anni ho iniziato a gareggiare a dorso ottenendo record su record, se avessi iniziato prima avrei raggiunto assai di più a livello internazionale.

 

Tunisi : Giochi del Mediterraneo 2001

 

Il tuo piccolo Filippo continuerà a nuotare o passerà a l calcio inseguendo  il mito di Diego Armando Maradona?

Niente nuoto e niente calcio! Sarei felicissimo nel vederlo giocare da grande a rugby nei Pumas, ma è anche bellissimo e allenandosi poco potrebbe fare il modello!

 

Veronica Bigi

 

Scheda biografica:

Luis Alberto Laera, italo-argentino, nasce il 13 luglio 1971 nato a Villa Regina (AG).

Ha vestito la maglia azzurra fino a 35 anni, spaziando dal delfino al dorso nelle distanze dei 50 e 100 metri. Ha partecipato a cinque  campionati europei (Sheffield ’93, Vienna ‘95, Siviglia ’97, Helsinki 2000, Berlino 2002) e al Mondiale di Roma nel 1994.

Oggi è manager di successo per l’Italia dell’azienda spagnola di costumi Turbo.

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