Direttore Responsabile: Camillo Cametti

Camillo Cametti at Large

Dentro la Notizia - Ian Thorpe, un campione problematico

Da “Thorpedo” a pesce fuor d’acqua

Le affermazioni del suo ricovero in ospedale per cure riabilitative dalla depressione e dall’abuso di alcool sono state smentite dai suoi manager.

  • Share
IAN THORPE-_LIBRO

Ho intervistato Ian Thorpe, 31 anni (compiuti il 13 ottobre), probabilmente prima di qualunque giornalista non australiano. Grazie ai buoni uffici di Doug Froust, il suo coach di allora, che conoscevo da tempo, riuscii a incontrarlo sul bordo vasca della piscina di defaticamento (“warm down pool”) durante i Mondiali di Perth, nel gennaio del 1998, dopo le batterie dei 400 metri stile libero, quando mi fu chiaro che sarebbe stato lui il vincitore della finale.

Lo approcciai con un po’ di imbarazzo. Non mi fu facile rivolgermi a questo ragazzone che sembrava fatto per il nuoto, grazie a piedi enormi e all’acquaticità di un tonno, ma che aveva soltanto 15 anni e stava per essere proiettato sulla ribalta internazionale come uno dei più giovani campioni del mondo di sempre (25 anni prima, nel 1973, c’era riuscito, nei 1500 metri stile libero, a Belgrado, anche il suo connazionale Steve Holland).

Le mie domande rimbalzavano contro un muro di timidezza e, forse, di immaturità. Così gliene feci poche (le altre le feci a Froust), e mi limitati a osservarlo.

Accanto a lui, a coccolarlo, c’era mamma Margaret: una donna grassa e grossa, obesa (nella foto sotto con Ian; nella seconda foto da sola).

MARGARET E IAN THORPE

Pensai: una mamma così indica che fra un po’ di anni il peso potrebbe essere un problema anche per lui. In effetti, l’assillo del peso lo ha sempre accompagnato. Per tenerlo sotto controllo Thorpe si è sottoposto a duri sacrifici.

MARGARET THORPE

Comunque, per cinque anni, dal 1998 al 2003, Thorpe fu il grande nuotatore del mondo. Il 2000 e il 2001 furono i suoi anni migliori. La sua consacrazione avvenne alle Olimpiadi di Sydney nel 2000 e ai Mondiali di Fukuoka, l’anno dopo.

Con l’avvento di Michael Phelps le cose cominciarono a cambiare. Ai Mondiali di Barcellona 2003 i due si divisero medaglie e gloria ma poi il “cannibale” di Baltimora prese il sopravvento (nella foto sotto Ian e Michael insieme).

ian thorpe_michael phelps

Thorpe iniziò a pensare di ritirarsi dopo le Olimpiadi di Atene del 2004. Lo fece nel 2006. La transizione dalla vita di atleta super star a quella di giovane cittadino che voleva finalmente godersi la vita si rivelò subito difficile.

Per tornare all’ultima vicenda, all’inizio della settimana c’è stato lo scoop del Daily Telegraph: l’importante quotidiano australiano ha rivelato che Thorpe era stato ricoverato in una clinica per cure di riabilitazione contro una severa depressione e l’abuso di alcool.

La notizia è stata ripresa, approfondita e “ricamata” dai giornali e dalle televisioni di tutto il mondo.

D’altronde Thorpe, cinque volte campione olimpico, è stato uno dei più grandi nuotatori del mondo di sempre, certamente il miglior australiano di ogni epoca: colui che ha vinto più di tutti, e tutto.

Una torpedine in piscina – lo chiamavano “Thorpedo” – che ha trovato difficile il cammino della vita e ha incocciato duro contro un treno di difficoltà, da lui stesso rivelate in un suo recente libro autobiografico. Un’icona del nuoto che ha rischiato di diventare un’icona gay contro la sua volontà.

Da nuotatore, grazie al suo enorme talento e agli immensi sacrifici, Thorpe ha avuto tutto: medaglie e primati, olimpici e mondiali, fama, sponsor e tanti soldi. Tuttavia, la sua personalità complessa gli ha impedito di essere felice.

Si ritirò dall’agonismo prematuramente; altrettanto prematuramente cercò conforto nello stordimento dell’alcool, ingerito come terapia per combattere, in modo sbagliato, la depressione.

Sei anni dopo il ritiro ha cercato un’impossibile qualificazione olimpica, ai Trials australiani del marzo 2012. Un fallimento annunciato e, pure preannunciato, quantunque a bocca chiusa, dal grande coach Gennadi Touretski, il mentore di Alexandr Popov, che lo aveva allenato in Svizzera.

Una ulteriore delusione, un aggravamento della depressione.

IAN THORPE (GRASSO)

Thorpe ha continuato a vivere nella nazione elvetica fino a Natale 2013 (in tutto vi è rimasto circa 18 mesi), quando è tornato in Australia, a casa dei suoi genitori, a Panania.

A tenerlo a galla ci pensò la BBC che gli fece un contratto come commentatore televisivo per le Olimpiadi di Londra, e oltre. Anche li deluse. I suoi commenti furono giudicati banali, non all’altezza di quelli che ci si sarebbe aspettati da un grande campione. Avendolo ascoltato quasi tutte le mattine – durante le batterie seguivo le dirette della BBC dal mio computer portatile – condivisi quei giudizi.

La stampa scritta inglese ironizzava anche sul suo strano abbigliamento, ancora alludendo (allusioni soltanto, mai affermazioni esplicite) al suo possibile essere gay.

Insomma, Ian Thorpe da Torpedine era diventato un pesce fuor d’acqua. Ed è ancora li, a lottare contro i suoi demoni, per fortuna aiutato da alcuni grandi amici e tuttora sostenuto dall’affetto del pubblico australiano.

Le affermazioni del Daily Telegraph sono state smentite dai suoi agenti.

Secondo quanto riporta il The Guardian del 31 gennaio (www.theguardian.com ), un portavoce della sua agenzia di management, la Sports and Entertainment Ltd, ha negato che il nuotatore sia stato ricoverato per abuso di alcool. Durante il ricovero, ha detto il portavoce, Thorpe è stato sottoposto a un’operazione chirurgica a una spalla, resa necessaria da un infortunio accaduto nella propria abitazione, una caduta.

Venerdì pomeriggio il portavoce ha affermato: “L’articolo apparso sul Daily Telegraph non è corretto. Ian non è in riabilitazione. E’ stato all’ospedale per un’operazione alla spalla ed è lieto di far sapere ai suoi amici e tifosi che adesso è fuori dall’ospedale ed ha iniziato le terapie per il recupero funzionale della spalla”.

Thorpe sarebbe entrato all’ospedale privato di Bankstown e Strathfield, a Sydney, mercoledì sera e ne sarebbe uscito venerdì mattina.

Geoff Huegill, che di Thorpe è amico, ha commentato: “Indipendentemente dalla sua ultima vicenda, Ian come me e come tanti altri campioni dello sport, ha avuto grandi difficoltà nella transizione dallo status di super star in piscina a quello di normale cittadino sulla terraferma”. Pure Huegill era caduto in depressione dopo il ritiro dall’agonismo. Anche lui ha rivelato il suo dramma in un libro.

GEOFF HUEGILL_LIBRO

Poi, con grande fatica e indomabile volontà, ce l’ha fatta a tornare in se. Ha ripreso ad allenarsi; è riuscito, incredibilmente, a perdere, addirittura, 40 chili; è tornato a gareggiare ed ha vinto due medaglie d’oro: nei 100 farfalla e nella staffetta mista, ai Giochi del Commonwealth di Nuova Delhi del 2010.

Quantunque Thorpe abbia mantenuto il pieno riserbo sulla sua vicenda privata, secondo Huegill, i suoi amici più stretti erano al corrente dei suoi problemi.

 

Link all'articolo sull’Herald Sun del 31 gennaio: http://www.heraldsun.com.au/sport/ian-thorpe-heads-home-after-sydney-hospital-stay-for-depression-and-alcohol-abuse/story-fni2u98u-1226814426052 

 

Leggi anche...