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Nuoto

Intervista al tecnico Gianni Leoni

I “Leoni” di coach Gianni: il cammino da Busto Arsizio al successo internazionale

Il tecnico lombardo è uno degli allenatori più vincenti e innovativi degli ultimi tempi Creando una piccola base "d'eccellenza" a Busto Arsizio, Gianni Leoni è riuscito e ha aiutato a far emergere alla ribalta internazionale Matteo Rivolta e la giovanissima Arianna Castiglioni. Una storia di un'Italia che emerge, nonostante le tante difficoltà.

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Da sinistra, il tecnico Gianni Leoni con Arianna Castiglioni e Matteo Rivolta agli Europei 2014

L’eccellenza si è fermata a Busto Arsizio. Chiedete a coach Gianni Leoni. Per lui e per i suoi atleti stanno parlando i risultati: del ristretto numero di nuotatori “Assoluti” allenati dal tecnico lombardo di Busto Nuoto e Team Insubrika, la percentuale di successi – prestigiosi – è davvero alta. La sua piccola realtà varesina, nel giro di un biennio, è riuscita a lanciare e plasmare soprattutto due talenti nel nuoto che conta: su tutti, Matteo Rivolta e Arianna Castiglioni.

Entrambi accomunati da un percorso che li ha visti sbocciare in maniera simile, perlomeno a livello internazionale. Il delfinista di Arconate – che compirà 23 anni il 16 novembre – è giunto alla corte del coach 52enne da tre stagioni, alla ricerca del salto di qualità. Detto, fatto. E si è rivelato anche all’estero nel 2012, quando agli Europei di Debrecen ha trovato le prime medaglie continentali: il bronzo nei 100 metri cui ha aggiunto il titolo europeo della staffetta 4x100 mista. Successivamente sono arrivati una partecipazione olimpica e una finale mondiale a Barcellona 2013 – con record italiano stabilito in semifinale, in 51’’64 – nei suoi 100 delfino. Il 2013 si era concluso alla grande con un filotto di quattro primati nazionali migliorati in vasca corta nel giro di un mese, le aspettative non si sono confermate all’ultimo Europeo, dove il suo miglior risultato è stata la semifinale nei 100. Oggi è in cerca di riscatto per il prossimo importantissimo biennio verso Rio de Janeiro 2016.

La carriera della baby Castiglioni è un po’ diversa da quella del compagno di squadra. Bustocca “doc”, classe 1997, è cresciuta sin dalla categoria Ragazzi sotto il vigile programma di lavoro di Leoni. La ranista – la più giovane della spedizione azzurra in terra tedesca – ha sorpreso tutti o quasi, andandosi a prendere il bronzo nei 100 rana all’Europeo dello scorso agosto a Berlino. Un risultato davvero sorprendente per la 17enne che nemmeno due anni fa aveva pensato a interrompere l’agonismo per motivi extra-nuoto. Come molte volte capita, la perseveranza l’ha premiata. E il meno sorpreso del suo exploit è stato proprio il suo tecnico.

Già perché conoscere, formare, rendere consapevoli e fissare gli obiettivi con i propri atleti è la base indispensabile per poter credere in loro. Ma come si spiega il segreto del successo dei ragazzi di Leoni? L’abbiamo chiesto al diretto interessato, considerato uno dei tecnici più innovativi del panorama italiano. Tant’è vero che il riconoscimento arrivato la scorsa stagione lo ha portato alla nomina di tecnico federale. Ma non sempre però, i risultati eccellenti portano con sé tranquillità. Proprio nel mese di settembre, la sua società, - la Busto Nuoto di cui è stato il direttore tecnico e colonna portante dal 1989 - ha rischiato concretamente di chiudere la propria sezione agonistica di nuoto, per via di debiti accumulati dall’impianto giudicati insanabili. Per alcuni giorni il futuro è sembrato completamente nebuloso, ma la piscina comunale Manara – dove il gruppo lombardo si allena per tutto l’anno – ha visto salve le attività tra le corsie, grazie allo sforzo congiunto di Busto Nuoto e Team Insubrika per salvare la sezione dallo smembramento. Una soluzione che ha dunque evitato la chiusura della sezione agonistica bustocca, pur ridimensionando notevolmente gli stipendi dello staff. Successivamente, è stata stipulata una gara d'appalto per la gestione dell'impianto, vinta dalla società veneta Sport Management. Ma le difficoltà di Busto Arsizio si inseriscono nella situazione varesina, certamente non facile che – la piscina di Gallarate, possibile snodo di riferimento per tutta l’area, è attualmente ferma dopo la fumata nera per un possibile passaggio in mano alla FIN - non assicura le garanzie di continuare una gestione del nuoto ad alti livelli. Per questo il futuro non sembra così roseo come dovrebbe e potrebbe essere a Varese e dintorni. Nonostante ciò Leoni e i suoi ragazzi continuano a guardare avanti, con la convinzione che i risultati portino a lavorare in condizioni ideali e stabili. Non è facile che tutto funzioni per il meglio, ma se i “miracoli” sportivi possono avvenire – non ultimo il podio di Arianna Castiglioni a 17 anni – non sembra esagerato cercare le condizioni migliori per continuare a pensare in grande.

 

Gianni Leoni (Tecnico Federale)

Sopra, il tecnico federale Gianni Leoni. Photo A.Masini/Deepbluemedia/Inside.

 

 

Leoni, la sua allieva Arianna Castiglioni ha strabiliato nei suoi incredibili progressi nell’ultimo anno. È stata una sorpresa annunciata?

«Conosco benissimo Arianna – esordisce con orgoglio Leoni - è cresciuta nella mia società da sempre, dal suo primo approccio del nuoto a livello agonistico. Io coordinavo l’impostazione dei lavori anche dei più piccoli, sia in quantità sia nella qualità di lavoro. Ha fatto tutta la consueta trafila con questa società fino alla categoria “Ragazzi”, (quindi dai 13 anni a oggi, che ne ha compiuti 17 ed ha concluso l’ultimo anno nelle Juniores, ndr) quando ho iniziato a seguirla in prima persona. All’epoca si è subito visto che possedeva delle qualità e presupposti che potevano far intendere a un percorso verso buoni risultati. Lo ha confermato ben presto, ma quest’anno è andata oltre gli auspici. Anzi, ha fatto intravedere di poter migliorare ancora».

Si potrebbe dire che Arianna sia stata la maggior sorpresa dei Campionati e della stagione almeno a livello italiano?

«Per me è stata una sorpresa relativa. Onestamente mi aspettavo potesse arrivare a questi tempi. La cosa che poteva essere più difficile, era di riuscire a gestire il momento della gara e la tensione portata da un Campionato Europeo Assoluto, con i rischi relativi a una gestione corretta. Invece ci è riuscita benissimo, dando prova di avere il carattere necessario. E la sua qualità è stata quella di mostrarsi molto matura per la sua età. Si è confermata molto fredda e lucida nei momenti decisivi. Una caratteristica tutta sua che la contraddistingue rispetto alle coetanee. Ci ha messo impegno, voglia di allenarsi a fondo. A questo, ha unito la capacità di non perdere di vista il suo obiettivo: la cosiddetta resilienza. Ha dimostrato di averla e l’ha accompagnata assieme alla sua passione per il nuoto».

Oltre i risultati, quindi è cresciuta molto a livello caratteriale?

«Certo, lo si è notato molto di più per via di alcuni problemi connessi alla scuola che le hanno portato molto stress. Nella scorsa annata ha dovuto cambiare istituto perché non riusciva a conciliare l’attività sportiva con quella scolastica, a tal punto che dopo le vacanze invernali tra 2012 e 2013 aveva espresso i suoi dubbi sul continuare con il nuoto. Abbiamo trovato un compromesso, decidendo di ridurre, all’epoca, l’allenamento così da consentirle di concentrarsi con maggior tempo sullo studio e lasciar finire quell’annata scolastica in tranquillità. Dopo la promozione ha deciso di cambiare scuola. E oggi si trova molto bene: le vengono incontro quando ha necessità sportive, cosa che prima non succedeva, e ha ritrovato l’equilibrio tra i due mondi. La stagione nel 2014 brillante direi che l’ha evidenziato. D’inverno c’è stato un piccolo miglioramento, ma i grandi progressi sono poi arrivati in estate, quando ha finito l’anno scolastico e si è concentrata a tempo pieno sul nuoto. È tornata a divertirsi e a nuotare con voglia di farlo. L’approccio è maturato anche perché l’attività la affronta decisamente meglio, con attenzione e concentrazione. Questa è stata la svolta per far emergere la vera Arianna».

Invece dal punto di vista tecnico, su cosa avete lavorato?

«Su nulla di troppo complicato. Le basta la quantità in allenamento e migliora in automatico. D’inverno non le faccio fare i doppi turni per mia scelta, per non darle troppi impegni in età scolastica, ma durante l’estate raddoppia. E infatti progredisce. Per il resto, abbiamo lavorato sul miglioramento della tecnica: nuotata, partenze e virate. Continueremo a farlo perché fa parte del mio approccio. Inoltre continuerà a concentrarsi non solo sulla rana, ma su tutti gli stili. Perché può essere un’ottima mistista almeno sui 200 metri, quando li sentirà più “suoi”. Non c’è lavoro in più: perché fa i 200 misti, non i 400. Stesso discorso per i 200 rana (i maggiori risultati della Castiglioni sono arrivati su 50 e 100 metri, ndr), che non le verrebbero benissimo perché le sue caratteristiche sono da velocista. Maturando ancora sono certo che capirà di poter andare forte anche in queste distanze».

 

Arianna Castiglioni Italia Bronze MEdal 100m Breaststroke Women

Spiccano il sorriso e la medaglia di bronzo di Arianna Castiglioni, medaglia di bronzo nei 100 rana agli Europei di Berlino. Meglio di lei solo Rikke Moeller Pedersen e Jennie Johansson. Photo Andrea Staccioli/Deepbluemedia/Insidefoto.

 

 

Dunque subentra anche la “testa”, che diventa importante per avere una carriera di alto livello. Spesso il ruolo dell’allenatore non è solo quello di indirizzare tecnicamente il percorso in acqua, ma anche di motivare. In questo senso i suoi atleti hanno elogiato le sue qualità. Cosa ne pensa?

«Sì, credo che però il tutto parte anche dalla mia di motivazione. E riesco così a trasmetterla a loro. Almeno ci provo. L’idea è quella di porsi una scala di obiettivi: si deve puntare alla cima più alta, tenendo presente di quelle intermedie, da toccare gradualmente. Non c’è un punto di arrivo fino al finale. Il tecnico deve tenere ben presente, nella mente dell’atleta, questa scala».

Le grandi prestazioni di Arianna Castiglioni hanno forse “oscurato” l’altra punta del suo team, Matteo Rivolta. Un’annata, quella scorsa, incompiuta per lui. Dopo una partenza benaugurante, le aspettative sono state disattese. Oggi sono metabolizzate?

«A fine 2013 siamo partiti molto bene con Rivolta, ma poi è cominciata una crisi. Avviata con un problema fisico e proseguita a livello di risultati, facendogli perdere un po’ di sicurezze. Un peccato. Però insieme abbiamo capito cosa sia successo. E adesso ci siamo messi sotto a lavorare in maniera diversa. Lui ha ricominciato e non pensa più di tanto al passato. Quanto al presente, devo dire che abbiamo ricominciato da un mese e lo vedo motivato, attento, concentrato e mi chiede addirittura lui stesso di fare dei carichi di lavoro maggiori. Questo non significa aumentare necessariamente il chilometraggio, ma fare cose che l’anno scorso non chiedevo perché vedevo già che faceva molta fatica. Adesso, invece, le vuole fare senza che glielo dica. Non credo che ripeterà l’inizio eccezionale della scorsa stagione (quattro record italiani in vasca corta sui 100 farfalla nel giro di un mese, ndr), ma in acqua lo sto vedendo molto bene. Per lui è molto importante essere motivato: è il suo punto di forza. È sempre stato bravo a mantenere la sua attenzione focalizzata sull’obiettivo, l’aveva persa così come la fiducia in sé stesso. Riacquisendo tutto sono convinto che tornerà a fare dei grandi risultati».

Forse ha inciso, soprattutto dopo il filotto da record, anche un carico esterno di aspettative rivelatosi eccessivo?

«Può darsi, ma è solo una concausa. In precedenza era sempre riuscito a gestire bene le pressioni. La causa vera è dentro di sé, non viene da fuori. Tra l’altro, però, è stato un anno indicato dapprima come di passaggio, in cui sperimentare. Se proprio doveva esserci una stagione più in ombra, meglio che sia accaduto tutto ora, rispetto alle prossime».

Quando Matteo è arrivato da voi, avete dovuto lavorare su questo?

«Non aveva la consapevolezza di poter arrivare a certi risultati. Sapeva di essere bravo e aveva lo spirito di saper faticare e dare tutto. Nel primo anno con me, ha scoperto di poter vincere un titolo italiano assoluto. Allora, uno dei suoi “sogni” era proprio quello: quando ci è riuscito, l’ho visto quasi sorpreso. La consapevolezza in gara l’ha acquisita con noi. E lui ha imparato più velocemente degli altri. L’allenamento lo aiuta nel recuperare le certezze: solo così la tensione e le paure scompaiono. Così cerco di fare la gara “con” l’allenamento. Gliela costruisco quando siamo a casa. Può sembrare superfluo, ma serve a molto».

In che senso “superfluo”?

«In realtà è soltanto la richiesta ad essere diversa. Si programma di nuotare in allenamento per una determinata distanza, con la stessa tecnica e velocità di gara. È un frangente della preparazione, ma in quel momento l’attenzione dev’essere altissima. La parte più classica della preparazione serve per costruire proprio questa capacità. Più si riescono ad automatizzare tecnica e velocità, più sarà facile trasportare la cosa in gara. Matteo è bravo nel fare questo. Preparando i 100 metri, non vado oltre i 50 per la costruzione della gara, partendo dai 25, per passare ai 35 ai 40. Il concetto impone il concentrarsi per avere un’estrema precisione, per riavere gli stessi riscontri anche in gara: è questa una differenza sostanziale rispetto alle metodologie d’allenamento più comuni».

Oltre a Rivolta e Castiglioni, nel suo gruppo ci sono altri due atleti affermati come Michela Guzzetti e Luca Dioli. Soprattutto la prima è ritornata dopo una stagione condizionata dai problemi fisici e adesso si allenerà con Arianna: quanto è vantaggioso gestire due tra le migliori raniste in circolazione?

«Hanno caratteristiche diverse. Michela è molto più grande di Arianna (la prima è classe 1992, mentre la Castiglioni è del 1997, ndr) e ha più esperienza, Arianna è più giovane e vivace, dal punto di vista natatorio. Devo dire che si stimolano comunque in continuazione anche se non a livello esagerato, ma io non le metto in competizione, perché può portare problemi se si eccede. Arianna ha un punto forte: entra subito in forma. Mentre Michela ci mette un po’ di più, ha però un gran fisico e le può consentire di arrivare a grossi risultati. Nell’ultima stagione andò a Roma proprio per curarsi al meglio, continuando a nuotare. Oggi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’ho vista molto bene. Si deve togliere dalla testa alcune idee: come la convinzione di non trovarsi molto bene in vasca corta. Io le dico sempre: “Non importa, proviamoci anche in corta!”. Insomma deve prendere piena coscienza del suo potenziale enorme».

Per un ritorno rilevante nel suo team, in contemporanea ci sono state delle difficoltà importanti a inizio settembre. La sezione nuoto della Busto Nuoto è stata inizialmente sciolta per via di alcune difficoltà economiche. Si è arrivati vicini a uno stop delle attività nell’impianto. Oggi, la situazione a Busto Arsizio a che punto è? Ci sono problemi a livello logistico per il suo gruppo?

«I problemi sono stati risolti. Per fortuna i ragazzi si stanno allenando in maniera stabile e costante. Gli spazi per farlo fortunatamente ci sono. La piscina Manara andrà in gestione alla Sport Management che ha vinto la gara d’appalto. Ci sono degli obblighi per mantenere l’attività della Busto Nuoto, che non vede la presenza solo del settore nuoto, ma anche quella storica del sincro e della pallanuoto. Secondo gli ultimi sviluppi, noi dovremmo essere abbastanza tutelati e potremo proseguire le attività nei nostri standard. Il problema però non è tanto a Busto, quanto nel resto della provincia di Varese. Negli anni abbiamo cercato, prima io e poi con il Team Insubrika, il massimo dei risultati mantenendo qui un nuoto ad alto livello. Non solo per la presenza di atleti, ma anche per metodologie e allenamenti di livello con sinergie ed esperienze. Questo comporta delle piccole spese in più, anche se non a livello esagerato. La preoccupazione odierna è che non possa continuare, anche se qui possiamo riuscire ad andare avanti. La preoccupazione riguarda soprattutto l’impianto di Gallarate. Ci sono pochi aiuti, anche per le piscine, soprattutto comunali. E la situazione porta purtroppo a vedere chiudere società che hanno storie decennali».

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