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Nuoto

Roma, Mercoledì 6 Giugno 2018 – Gli sviluppi del “caso Porcellini” e Magnini

La bomba doping deflagra su FILIPPO MAGNINI

Per il bi-campione del mondo dei 100 stile libero la Procura nazionale antidoping ha chiesto 8 anni di squalifica per favoreggiamento, consumo e somministrazione di sostanze nell'ambito del caso del dietologo, dottor Porcellini.

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La bomba doping è deflagrata su Filippo Magnini (in copertina). La Procura nazionale antidoping lo ha deferito per favoreggiamento, consumo e somministrazione di sostanze nell'ambito del caso in cui è imputato il medico e dietologo Guido Porcellini, e ha chiesto per lui 8 anni di squalifica. Nell’ambito dello stesso procedimento sono stati chiesti quattro anni di squalifica per l’altro velocista ed ex Nazionale Michele Santucci. Richieste pesantissime.

Quella di Magnini, nella fattispecie, ha pochissimi precedenti. Ricordiamo quello che ha avuto protagonista Justin Gatlin, sprinter dell’atletica, rivale di Usain Bolt sui 100 metri piani: nel 2006 l’americano fu squalificato per 8 anni ma successivamente la squalifica venne dimezzata.

Magnini era indagato dall’antidoping per una doppia violazione del codice Wada: consumo o tentato consumo di sostanze dopanti (articolo 2.2) e favoreggiamento (2.9). Sette mesi dopo, con il nuovo Procuratore capo Pierfilippo Laviani, dopo un nuovo interrogatorio subito l’11 aprile, la posizione di Magnini, 36 anni, si è aggravata: alle due violazioni se n’è aggiunta una terza, somministrazione o tentata somministrazione di sostanza vietata (articolo 2.8).

Tutto iniziò nel marzo 2017 quando, nell'inchiesta della Procura di Pesaro sui traffici del medico Guido Porcellini e del suo assistente Antonio De Grandis, spuntò il nome di Filippo Magnini. A giugno dello stesso anno si chiusero le indagini penali senza la richiesta di rinvio a giudizio di Magnini.

La Nado, però, aperse un'indagine a livello sportivo e il 30 ottobre 2017 il due volte campione del mondo e Santucci vennero indagati dalla Procura antidoping per la violazione degli articoli 2.2 (consumo o tentato consumo di sostanze dopanti) e 2.9 (favoreggiamento) del Codice mondiale Wada il primo e per il 2.2 il secondo.

Magnini fu interrogato per cinque ore. Al termine dell’interrogatori, all'uscita dalla sede di Nado Italia, allo stadio Olimpico di Roma, disse: "Non possiamo parlare perché ci sono ancora in corso le indagini. Mi sento normale, normalissimo".

L'11 aprile di quest'anno il nuovo procuratore capo Pierfilippo Laviani ha convocato nuovamente Magnini, la cui posizione si è aggravata: alle due violazioni se n’è aggiunta una terza, somministrazione o tentata somministrazione di sostanza vietata (articolo 2.8).

Ieri, 5 giugno, Magnini e Santucci sono stati deferiti con pesantissime richieste di squalifica. A settembre il processo.

Intanto oggi Filippo Magnini ha urlato la sua innocenza a Stefano Arcobelli che sul suo seguitissimo blog (www. http://questionedistile.gazzetta.it ) ha riportato lo sfogo dell’atleta: “È un’evidente ingiustizia. Dopo tutta la collaborazione prestata nelle indagini in questi otto mesi di strazio per me, leggo  il mio nome ancora sbattuto in prima pagina accostato alla parola doping nonostante la Procura della Repubblica di Pesaro abbia già chiuso il caso dichiarandomi totalmente estraneo ai fatti. Dopo otto mesi di silenzio, oggi, la mia anima ribolle perché questa indagine è vergognosa e perché la conclusione, che la Procura antidoping ha fatto propria su fatti che ho circostanziatamente smentito, è l’essenza dell’ingiustizia più evidente». Magnini parla poi di “gravi manomissioni” e del tentativo di muovere a suo carico e a suo danno accuse prive di fondamento tramite un’ “indagine-farsa” che per otto mesi lo ha sbattuto in prima pagina <da mostro>”.

La sconcertante vicenda, che riguarda uno dei migliori nuotatori della storia del nuoto italiano, ci sembra incredibile. Di Filippo Magnini abbiamo sempre esaltato non solo le doti tecniche ma anche le qualità agonistiche, la sua tempra morale e la sua capacità di essere capitano della squadra nazionale. Coerentemente abbiamo sempre dato credito alle sue qualità per i prestigiosi risultati conseguiti nella sua straordinaria carriera. Ci aveva convinto anche la sua battaglia per uno sport pulito, libero dal doping. Una battaglia nella quale si era tuffato, con la foga e l’energia di sempre, come ispiratore e leader del movimento “I am doping free”.

Se Magnini, innocente fino a prova contraria, fosse giudicato colpevole, ci sentiremmo defraudati per averlo apprezzato ed elogiato incondizionatamente dall’inizio alla fine della sua lunga carriera. Cadrebbe un mito e la reputazione del capitano di lungo corso della Nazionale italiana, faticosamente costruita e consolidata nel corso di un ventennio, ne risulterebbe compromessa. Ci sembrerebbe di trovarci di fronte a una specie di dottor Jeckill–mister Hyde del nuoto: predicatore buono e peccatore al tempo stesso.

Non crediamo e non vogliamo credere alla sua colpevolezza, e gli auguriamo di cuore, per il suo bene e per quello dello sport, di riuscire a dimostrare la totale infondatezza delle accuse a suo carico; di potere raccogliere, da personaggio mediatico quale nel frattempo è diventato, i frutti dei suoi successi sportivi e di riuscire a godere serenamente anche la nuova fase della sua vita privata.

 

La foto di copertina è di Andrea Masini/Deepbluemedia.eu

 

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