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Come farsi male da soli

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"Un nuoto da infarto" è il titolo comparso il 4 gennaio su "Questione di stile", il blog di Stefano Arcobelli, redattore della Gazzetta dello sport. Se pensate a uno scherzo della Befana, il testo prosegue così: "Mai abbassare la guardia. Non esagerare, se si è anche arrivati ad una certà età. Come Angelo Ingrisano, 70 anni, ingegnere, ex insegnante in pensione, che è morto a Marsala in una piscina, colto da infarto. L’anziano nuotatore, frequentatore abituale della struttura, si è sentito male mentre si allenava. Ad accorgersene è stato il bagnino, che l’ha subito soccorso e chiamato il 118, ma quando l’ambulanza è arrivata l’anziano era già deceduto. Sono intervenuti anche la polizia e il medico legale. Ma non c’era più nulla da fare. Morire così, in piscina, è una tragica fatalità. Meglio sottoporsi ai controlli medici prima di esporsi a fatiche per le quali si rischia di rimetterci la pelle".

Non bastasse un'incultura generalizzata per la quale il nostro è l'unico paese civilizzato che non investe nell'integrazione fra scuola e sport e nella promozione dell'attività sportiva come strumento di salute pubblica. Non bastasse un legislatore schizofrenico che ogni tre per due modifica le norme sulla tutela sanitaria per compiacere le lobby dei medici e dei commercianti di defibrillatori. Ora anche il principale quotidiano sportivo italiano si fa veicolo di disinformazione, passando il messaggio "sport=pericolo".

Pensateci: quanta gente muore per patologie legate al fumo? O all'alcool? Eppure nessuno si sognerebbe mai di chiedere il certificato medico per vendere un pacchetto di sigarette o una bottiglia di grappa. Poi accade, come statisticamente inevitabile, che qualcuno muore in piscina, sul campo di calcio, lungo la pista di atletica, e con un sillogismo tanto improprio da non passare il vaglio della buona fede, per i media quel qualcuno è morto a causa della piscina, del campo, della pista. E la base che fa? Tafazzianamente chiede più vincoli, più controlli, più certificati. A quando l'obbligo di una sala operatoria attrezzata a bordo vasca?

Che aggiungere. Speriamo che prima o poi qualcuno muoia sul wc leggendo la Gazzetta, e che dal giorno dopo per acquistare il quotidiano sia necessario il certificato del gastroenterologo.

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