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Controfuga di Luciano Angelini

Il torneo olimpico

Settebello ipnotizzato dalla Grecia

Gli ellenici impongono il loro ritmo. Passo indietro degli azzurri che non vanno oltre il 7-7. Si salvano Aicardi, Presciutti, Giorgetti e Gitto. Tempesti torna "umano", ancora in ombra Gallo e Figlioli.

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Ipnotizzati. Confusi. Imprecisi. A tratti timorosi. Il Settebello resta ivischiato nella tela di ragno della Grecia e non va oltre il pareggio (7-7), lasciando spazio a molte recriminazioni. Da una parte e dall'altra. L'Italia si adegua al sirtaki (ritmo lento e improvvise fiammate) degli ellenici e non si scuote né con le chiamate di Campagna, né con le sfuriate di capitan Tempesti ad ogni avvio di tempo. La bassa percentuale nelle superiorità (4-11) rivela la latitanza di tiratori come Figlioli e Valentino Gallo. Ma anche la Grecia (3-10) non ha di che vantarsi. Le va però riconosciuto il pregio di aver saputo imporre la sua partita, gioco a zona, bassa intensità, anestetizzando la verve e la fantasia degli azzurri di Campagna.

Il match si apre con una stoccata di Fountoulis che beffa Tempesti (in giornata da "normale"), Presciutti pareggia nella seconda superiorità, l'Italia fallisce due superiorità consecutive, Kokkinakis mette avanti i suoi a uomini pari a 4" dalla chiusura di frazione. Si viaggia col motore diesel e ci vogliono due prodezze di Aicardi per mettere la prua davanti. Miralis in superiorità (espulsione di Figlioli) fa pari e patta. Si chiude il tempo sul 3-3. La terza frazione conferma l'andamento lento. Il Settebello pareggia con Gitto il gol su rigore di Afroudakis, Teodoropulos sfrutta l'uomo in più (espulso Figlioli) e si va sul 5-4. Ci vuole la spregiudicatezza di Giorgetti, tra i migliori dei suoi, per andare avanti di un'incollatura. La quarta frazione si apre con la rete di Fountoulis in superità, ma Felugo, non nella sua giornata migliore, a riaprire lo scrigno dei sogni. Ma la Grecia non molla la presa. Prima falliscwe una superiorità, poi la mette dentro con Afroudakis. Finale col brivido: Afroudakis potrebbe andare via in controfuga ma si fa soffiare il pallone. Mancano 22" alla sirena, Campagna chiama il time out e tenta il colpaiio. Ma non è giornata. Finisce 7-7 con musi lunghi sulle due panchine. Di più su quella italiana.

Nel girone B il match più atteso era Montenegro-Ungheria, le due grandi malate di inizio torneo. Vincono di misura (11-10) i montenegrini, trascinati dal monumentale Zlokovic, Ivovic, Brguljan (3 reti), Jokic e dal ritrovato Janovic, suo il gol del 10-8 che ha interrotto il tentativo di rimonta ungherese. La squadra di Perovic mostra segnali confortanti di ripresa, sempre avanti nel punteggio, capace di sfruttare le frequenti amnesie dei difensori magiari. Non è del tutto guarita, per andare avanti ci vorrà altro, ma è certo in convalescena.

L'Ungheria, non inganni il risultato striminzito, mostra solo flebili segnali di ripresa. Bene Kasas, di nuovo autore di colpi d'alta scuola, il sublime Biros, l'indomito Steinmetz e Harai; a corrente alternata i due Varga, a tratti irritante Denes, non pervenuto Kiss, poco incisivo Madaras. Kemeny, sempre più sconsolato in panchina, tenta anche la soluzione del cambio del portiere (Nagy al posto di Seczi), ma è la classica aspirina per curare un febbrone.

Il risultato rimette in pista il Montenegro, complica invece il campione di magiari, obbligati a fare bottino pieno nelle tre prossime gare.

Coda al veleno in Croazia-Spagna (8-7). Inziamo dalla fine. Match ad altissima tensione. Croati in vantaggio ad una manciata di secondi dalla sirena. Sembra fatta, ma non hanno fatto i conti con Perez. A 4" dalla sirena Il gigante cubano beffa Sukno e il portiere Pavic con una beduina delle sue e realizza il gol dell'8-8. Il giudice di linea dice sì, l'arbitro Margeta dice no. Vibranti proteste spagnole. L'allenatore Aguilar chiama in causa tutto il vertice della Fina, a cominciare da Gianni Lonzi, responsabile degli arbitri. Margeta è sotto assedio, ma non torna sulle sue decisioni. Vince la Croazia, altissimi lai degli spagnoli. La polemica sul dentro-fuori si trascinerà per tutta l'Olimpiade. Sensori di porta anche nella pallanuoto?

Torniamo al match. Bello e pieno di pathos. Prima frazione: Espanol, mattatore tra gli spagnoli con 4 gol, apre le ostilità, Sukno e Buslje fanno il sorpasso. Fa 2-1. Dobud porta i suoi sul 3-1, Perrone accorcia, Hinic allunga, Minguel e Buric con un proietto dalla distanza fermano il risultato sul 5-3. La terza frazione è pirotecnica: la Croazia allunga con l'eterno Boskovic, Espanol, sempre lui, accorcia, Dobud sigla il 7-4. Sembra l'inizio della fine ma la Spagna ha sette vite: Espanol, ispiratissimo, fa bang-bang in rapida successione, magico Perrone realizza il 7-7 a 10" dalla chiusura di tempo.Tutto in 8 minuti. Con il veleno nella cosa, come detto. Rudic porta a casa due punti non del tutto meritati e con molti nodi tecnico-tattici da sciogliere. Aguilar ha mille motivi per sentirsi defraudato, ma con una certezza: la Spagna c'è.

Tutto (fin troppo) facile per la Serbia con la Gran Bretagna: 21-7 (5 reti di Prlainovic, salito a quota 10, 4 di Filipovic, 3 di Udovicic, Alexic e Mitrovic). Vittoria con qualche difficoltà (10-8) per gli Usa sulla Romania tenuta in partita da Radu, autore di quattro reti.

Classifiche. Girone A: Croazia 4, Italia 3, Spagna e Australia 2, Grecia 1, Kazakistan 0.

Girone B. Serbia e Stati Uniti 4, Montenegro 2, Romania 2, Ungheria e Gran Bretagna 0.

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