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A Spasso nel Cloro di Laura Binda

Polemiche & risultati

Donne & nuotatrici, sesso debole e pochi sacrifici?

Per Cameron Van Der Burgh le sue compagne di squadra non si allenano abbastanza

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Sudafrica flag bandiera

Donne, davvero il sesso debole? Oppure troppo muscolose da sembrare uomini? O forse solamente poco disposte a impegnarsi maggiormente per raggiungere i vertici?

La nuova polemica tutta “made in Sudafrica” nasce da una dichiarazione del campione olimpico Cameron Van Der Burgh, secondo il quale le nuotatrici sudafricane non siano disposte a sacrificarsi abbastanza per raggiungere i vertici del nuoto nazionale e mondiale.

La nazione più ricca dell’Africa Australe torna quindi a far parlare di sé. Dopo la crisi economica che rischiava di far saltare le trasferte dei campioni olimpici per i Mondiali di Barcellona, dopo l’acqua verde e melmosa della piscina dei Trials, la federazione sudafricana ora è alle prese con questo vespaio di polemiche, che comunque trovano riscontro anche tra gli stessi diretti interessati.

Può il comparto maschile prendersi le responsabilità, tutti gli oneri (e quindi anche gli onori) delle vittorie e delle sconfitte del team ai meeting internazionali?  Per Van Der Burgh assolutamente no.  Anche le donne devono fare la loro parte. Ci vogliono ore e ore di allenamento in più, ci vogliono muscoli più forti, ci vuole più costanza e determinazione, e … bisogna anche saper rinunciare a qualcosa. Per lui le nuotatrici sudafricane, pur di non apparire come gli uomini con spalle larghe e muscolatura possente, non sono disposte a sacrificarsi con l’agonismo per più di 4/6 anni. Una perdita di slancio nelle perfomances di squadra.

Graham Hill, il coach della nazionale, si prende comunque parte delle responsabilità di questa mancanza di risultati e di atlete di livello internazionale. "Penso che sia abbastanza chiaro per tutti che l'attuale stato di nuoto femminile non sia al suo meglio"  ha detto al sito web di Die Burger - "E io, come allenatore della nazionale, mi sento in parte responsabile perché con gli uomini ho preteso di più, mentre con le donne ho avuto un approccio molto più morbido e benevolo. Tuttavia è arrivato il momento di iniziare a trattarle alla pari dei colleghi uomini”.  

Sinceramente non rimpiango il periodo in cui con cuffia e occhialini facevi fatica a distinguere una nuotatrice da un nuotatore. Tempi in cui le atlete dell’ex DDR o dell’Europa dell’Est assomigliavano più ad armadi senza forma con veramente poco spazio alla femminilità e pieni di sostanze dopanti.  Ma non è detto che più ore di allenamento significhino  solo muscoli. Mi sembra che tante campionesse dei giorni nostri abbiano femminilità da vendere.

Basterà questa presa di posizione per risollevare il comparto femminile della nazionale sudafricana? Di certo non abbastanza per pretendere di cambiare le cose in tempo per i Mondiali di Barcellona.

A proposito. Il governo Sudafricano ha deciso di stanziare una cifra aggiuntiva di 435.000 Rand (circa 35mila euro) per la trasferta mondiale in Spagna.  A buon rendere, si spera con qualche medaglia al collo…

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