Direttore Responsabile: Camillo Cametti

Nuoto

Il protagonista d'oro nel 2014 del nuoto azzurro - Intervista a Gregorio Paltrinieri

Un anno perfetto, ma Gregorio Paltrinieri è pronto a rilanciare per il 2015

Gregorio Paltrinieri è senz'altro stato il grande protagonista del nuoto italiano nell'annata. Il 20enne carpigiano chiude l'anno con tre ori in bacheca: due agli Europei in vasca lunga (800 e 1500 stile libero) e con il primo titolo iridato in assoluto, nei 1500 in vasca corta conquistato ai Mondiali di Doha. Un anno fondamentale nel suo percorso di maturazione e competitività. Ecco cosa "Greg" si aspetta dal 2015, ripensando al 2014 appena concluso.

  • Share
Gregorio PALTRINIERI Italia Gold Medal Men's 1500m Freestyle Medaglia d'Oro

La faccia pulita, un sorriso contagioso e le bracciate più vincenti del nuoto italiano nell’anno che si chiuderà tra poche ore. Il 2014 ha elevato Gregorio Paltrinieri a protagonista azzurro della vasca. Il mezzofondista di Carpi (nella foto di Andrea Staccioli/Deepbluemedia/Insidefoto), 20 anni compiuti a settembre e una carriera già ben più che conosciuta a livello internazionale, ha sicuramente vissuto e regalato un’annata d’oro. In tutti i sensi. Con un auspicio: nei prossimi dodici mesi potrà alzare ancora il tiro.

Il maggior contributo di vittorie internazionali italiane l’ha fornito “Greg”. Lo stileliberista emiliano è stato l’unico rappresentante dell’Italnuoto capace di salire in cima al podio nelle due manifestazioni più importanti del 2014. Ha iniziato in agosto, agli Europei di Berlino in vasca lunga, dove ha trionfato negli 800 e 1500 metri – questi ultimi con il sigillo del record europeo, in 14’39’’93 – e poi ha concluso con la sua prima perla “mondiale”, ai Campionati iridati in vasca corta a Doha. L’oro è arrivato sempre nei 1500 con il secondo miglior crono mai nuotato nella storia: 14’16’’10, non distante dal record mondiale di un mito della piscina come l’australiano Grant Hackett.

L’atleta tesserato per il Gruppo Sportivo Fiamme Oro ha dunque ricevuto un’attesa consacrazione mondiale, dopo che gli sfuggì per via dei ricorsi e di una medaglia d’oro assegnata e tolta dopo una squalifica – poi rientrata dopo la sentenza del TAS – comminata al danese Mads Glæsner ai Mondiali in vasca corta 2012. Il 2014 ha portato una vittoria vera e soprattutto la consapevolezza ulteriore di poter sfidare i grandi per il prossimo appuntamento mondiale (dal 2 al 9 agosto 2015 per quanto riguarda il nuoto) a Kazan, in Russia. Il suo 2015 non può che promettere altrettanto bene, cosicché probabilmente l’anno che si sta per chiudere è stato da spartiacque.

Quest’anno l’allievo del “Moro”, Stefano Morini – che grazie ai risultati con il suo gruppo di lavoro al Centro Federale di Ostia è stato eletto “Allenatore dell’Anno” -, non solo ha migliorato in maniera decisa – vedi il doppio record europeo nei 1500 sl - le proprie prestazioni cronometriche. Ma pochi mesi ha fa ha deciso di provare una nuova esperienza di vita e allenamenti nel Down Under. Lo scorso ottobre si è trasferito per un mese in Australia, a Melbourne, dove ha familiarizzato con la tradizione aussie del nuoto e con i metodi di allenamento di Craig Jackson (mentore del nome nuovo del mezzofondo Mackhenzie Horton). La prima esperienza per un Greg d’esportazione che gli ha portato fortuna e che vorrebbe ripetere anche nella prossima annata. Per ora le speranze e i buoni propositi rimangono ben saldi ai Mondiali di Kazan e a Ostia, con un occhio di riguardo verso il 2016 e le Olimpiadi. Un round per sfidare i migliori – su tutti il formidabile Sun Yang, detentore del record mondiale in vasca lunga e dell’oro olimpico – lo avrà in quest’importante anno. Con la speranza e la garanzia che il cinese – squalificato “nell’ombra” per l’assunzione di un prodotto proibito nella scorsa estate e già rientrato alle competizioni– sia finalmente sfidabile alla pari da parte di Paltrinieri. E perché no, così vicino da poterlo battere. Allora sì che il 2015 potrà superare quest’annata già fantastica. Un anno che abbiamo rivissuto chiedendo a Gregorio Paltrinieri di stilare un bilancio, con uno sguardo più ampio ai prossimi mesi.

 

Gregorio, nel 2014 la tua scalata è proceduta per il meglio. È andato tutto secondo i programmi? Oltre al doppio titolo europeo a Berlino, hai chiuso con l’oro mondiale “in corta”. A questi hai aggiunto i record europei sulla distanza più lunga. Quale di questi traguardi ti ha sinceramente sorpreso di più?

 

«Di certo gli Europei sono stati una manifestazione molto più preparata e programmata. Così come d’altra parte i Mondiali in vasca corta rimangono molto importanti. Ma senz’altro la priorità l’avevano gli Europei di Berlino. Non credevo sinceramente di tornare a casa con due ori – 800 e 1500 stile libero, ndr – ma senz’altro sono andato lì sapendo di potermi giocare qualcosa di importante. Li avevo preparati in modo ottimale e ci ero arrivato in super forma. Il fatto non vuol dire che mi aspettassi certi risultati, ma ne ero consapevole. Ma se devo dare dei parametri, dico che gli Europei sono stati per me più importanti e più belli. Poi a Berlino ho fatto anche gli 800 e soprattutto era una competizione in vasca lunga, che è la cosa più importante e vedere il riscontro sullo stesso campo di gara che troverò ai Mondiali di Kazan e soprattutto alle Olimpiadi di Rio».

 

PALTRINIERI Gregorio ITA Gold Medal (L)

La festa sul podio degli 800 stile libero agli Europei di Berlino, alla destra di Paltrinieri c'è l'amico, il compagno di Nazionale e d'allenamenti Gabriele Detti (bronzo).  Photo G. Scala/Deepbluemedia/Inside

 

E per quanto riguarda i Mondiali di Doha?

«I Mondiali in vasca corta di dicembre sono stati qualcosa di completamente diverso. È arrivato un po’ tutto a sorpresa. Ero stato un mese prima in Australia, da ottobre fino ai primi giorni di novembre. In quel periodo ho rivoluzionato non solo il mio modo di vivere, ma soprattutto la preparazione a pochi giorni poi dai Campionati di Doha. Era più che altro un test, perché non sapevo a che punto della preparazione fossi, senza avere un controllo ben preciso. Probabilmente l’aver cambiato a ridosso dell’evento mi ha fatto trovare nuovi stimoli mi ha dato una marcia in più e la voglia di far bene. In vasca corta non ero mai riuscito ad esprimermi al meglio prima di Doha, sì arrivavo da un oro europeo nel 2012 e sono arrivato secondo ai Mondiali precedenti, ma in entrambi i casi facendo più di quel che mi aspettassi».

È andata bene nonostante alcuni problemi gastrointestinali della vigilia?

«In realtà sono già partito per Doha con alcuni problemi sin dalla sera prima della partenza per i Mondiali (una settimana prima del termine della competizione, il 7 dicembre, ndr). Non sono arrivati lì. Una volta sul posto ammetto che non stavo molto bene. Poi, però, sono stato due giorni interi in camera per riposare. Certo andavo in piscina e facevo qualche vasca, ma niente di particolare. La fortuna, poi, è stata quella di avere i 1500 l’ultimo giorno di gare, quindi ho avuto tempo per ristabilirmi. In ogni caso sapevo benissimo che la condizione c’era, si trattava soltanto di un’influenza fastidiosa da smaltire in due tre giorni. E per fortuna è andato tutto bene».

Quindi sei riuscito a recuperare in tempo e hai vinto un bellissimo titolo in una maniera netta. Ma credi che senza quell’inconveniente, avresti potuto limare ancora qualcosa al tuo 14’16’’10 da record europeo?

«Non credo. A mente fredda direi di no. Anzi, mi aspettavo di arrivare sopra i 14’20’’ ed essere sceso sotto quel limite è già tanto. Invece se devo citare una gara in cui sarei stato certo di fare ancora meglio a livello cronometrico, direi il 1500 di Berlino. Perché poi riguardando la gara, il suo sviluppo e come ho nuotato, sono quasi certo che avrei potuto fare ancora meglio. Ero consapevole di voler fare sotto i 14’40’’, lo avevo anche annunciato. Ce l’ho fatta, ma al limite con il mio 14’39’’93. Avevo nelle mie possibilità l’opportunità di scendere ancora di 3 secondi dal mio tempo finale. La gara si è sviluppata in una maniera non così perfetta. L’ideale per me rimane di mantenere l’andatura decisa dell’inizio fino alla fine. Soprattutto a Doha mi è riuscito, a Berlino, ho lasciato qualche decimo negli ultimi 300 metri. Diverso il discorso sugli 800, già a metà gara ha pagato la mia veloce partenza per scrollarmi di dosso gli altri. Poi sono morti loro, ma sono morto anch’io. Sono riuscito a vincere, sì, con un buon vantaggio, ma la gara non è stata così perfetta».

PALTRINIERI Gregorio ITA Gold Medal CRGregorio Paltrinieri esulta all'arrivo dei 1500 "mondiali" a Doha. Photo Giorgio Scala/Deepbluemedia/Insidefoto

 

Un altro momento importante del tuo 2014 è rappresentato dall’esperienza di quest’autunno a Melbourne. Un mese in Australia, al Vicentre Club allenandoti con Mackhenzie Horton (astro nascente del mezzofondo australiano) e coach Craig Jackson. Hai detto che ti è piaciuto molto il loro modo di vivere e allenarsi e che vorrai ripetere l’esperienza.

«Confermo. In Australia ho vissuto un mese più che positivo e non solo dal punto di vista tecnico. Mi sono allenato bene. Mi ha colpito soprattutto il fatto di fare davvero poca quantità: il kilometraggio giornaliero era molto più basso rispetto alla mia abitudine. Non solo quello, anche a livello d’intensità c’è stata differenza. Come ad esempio lavori sulla velocità, molto più frequenti. E poi c’è differenza sotto il punto di vista delle pressioni. C’è da dire che dopo gli Europei di Berlino sono stato molto sotto i riflettori dal punto di vista mediatico, giustamente. In Italia ogni settimana avevo degli impegni extrasportivi, da interviste ad appuntamenti diversi fuori dalla piscina. Laggiù mi sono un po’ liberato da questi obblighi. L’ho presa un po’ più comoda e ho avuto più tempo per concentrarmi esclusivamente sul lavorare, anche in vista dei Mondiali di dicembre».

Meno pressioni equivalgono ad avere la mente più sgombra e più leggerezza?

«Mi ha colpito maggiormente il loro modo di porsi. Forse prendono le cose non dico “alla leggera”, ma senza imporsi troppe problematiche. Si allenano con tranquillità e hanno un approccio più rilassante. Le pressioni sono minori non solo dall’esterno, ma anche da loro stessi. Pensano meno alle gare e si divertono nonostante si lavori con grande concentrazione. Si riesce a staccare la spina più facilmente. Poi ovviamente sono serissimi e precisi al massimo. Controllano e stanno dietro ai ragazzi sotto vari aspetti, non solo in acqua. Nuotavo, facevo palestra e facevo altre attività affini al nuoto come esercizi stretching, eccetera. Tutte cose che si fanno anche in Italia, ma che sono viste come attività normali e non come eccezioni. Ho imparato dalla loro meticolosità».

Ti piacerebbe ritornare a Melbourne? Eventualmente anche per un periodo più lungo?

«Certo. È chiaro che prima delle Olimpiadi la vedo dura. Il periodo ideale per ripetere l’esperienza e in cui mi sentirei più sicuro anch’io, sarebbe senz’altro all’inizio della stagione. Ovviamente la mia programmazione prima dei Mondiali di Kazan ad agosto non lo prevede. Non mi fido e non voglio cambiare programmi in corsa. Anche perché poi arriverà l’anno olimpico e si rischia a cambiare metodologie. Ma adesso, devo dire che preferirò senz’altro stare col “Moro” a Ostia perché i risultati si vedono, tutto funziona alla grande e sono felice. Se ne riparlerà dopo le Olimpiadi del 2016. C’è un altro quadriennio dopo i prossimi Giochi. Arriverò a Rio de Janeiro da quasi 22enne e avrò a disposizione un nuovo ciclo olimpico: pensare a un nuovo percorso sarebbe senz’altro stimolante e non lo nego. Ma se ne riparlerà più avanti».

Parliamo di notorietà. Ne hai ricevuta molta in questi ultimi mesi. Sembri una persona abbastanza consapevole del tuo ruolo nel nuoto e nello sport in generale. Interviste, iniziative commerciali e ufficiali. Sembri comunque a tuo agio in questo ruolo. Ma ci vuole del talento per rispondere bene alle domande?

«Non mi dà troppo fastidio la notorietà. Che sia più o meno famoso, quel che devo fare, ovvero nuotare e dare il meglio, lo faccio lo stesso. Chiaramente se gli impegni dovessero poi superare i limiti, costringendomi in giro per l’Italia per sponsorizzazioni e interviste, mi darebbe più fastidio e ci sarebbe da dare un’organizzazione precisa. Per ora comunque non ho problemi di questo tipo. I fan mi piace accontentarli sempre con un autografo o una foto, anche quando sono tanti. Le stesse interviste non mi pesano. La vicinanza della gente non può che farmi piacere. Quanto all’abilità di rispondere, io dico sempre quello che penso. Anche se più di una volta mi è successo di vedere scritto poi il contrario di quello che ho detto. In quel momento può dar fastidio. Forse ho ancora un po’ da imparare sotto questo punto di vista…».

Recentemente si è parlato della tua possibile uscita dal Gruppo Sportivo Fiamme Oro? Erano voci infondate oppure la possibilità è tuttora reale?

«Dovrò valutarlo, ma probabilmente solo nel futuro a lungo termine. La questione era uscita quando io ero in Australia. Erano voci che giravano e io ero lontano. In quel momento la mia squadra di allora, la Coopernuoto, aveva avuto varie vicissitudini e non è riuscita a tesserarmi per la nuova stagione, così sono rimasto senza società civile. Si erano fatte avanti altre società ed erano giunte a me altre proposte. Ci ho pensato, ma ho deciso di rimanere dove sono alle Fiamme Oro, per poter proseguire il percorso iniziato al meglio. Ci ripenserò solo in futuro».

Altro capitolo importante del 2014, è quello riguardante il doping. Si è parlato molto del caso di un tuo diretto rivale: Sun Yang, squalificato dall’agenzia del suo paese per l’assunzione di un farmaco per curare le palpitazioni cardiache contente uno stimolante proibito. Squalifica di tre mesi, ma la notizia è venuta alla luce solo a punizione già scontata…

«Sinceramente mi dispiace che ci siano stati questi casi nel mezzofondo. Considerando Sun Yang, Glaesner e Mellouli, anche se quando è capitato a lui io non nuotavo ancora a quei livelli. Non voglio sbilanciarmi nel dare un giudizio al riguardo. Preferisco pensare nella loro buona fede. Come nel caso di Sun può succedere di sbagliare. Una volta appurato l’uso di una sostanza illegale, la punizione è comunque giusta e punisce l’errore di un atleta. Le regole ci sono e vanno rispettate ».

Però non trovi davvero poca trasparenza nell’ambiente, soprattutto cinese?

«Sì, ma non penso tanto al caso di Sun. Lui prendeva questo farmaco da tempo e si dice che gli servisse. Non lo posso mettere in dubbio. Ma sicuramente fa arrabbiare il fatto che la notizia sia emersa solo molto tempo dopo (la positività fu appurata a maggio, ma la notizia emerse a fine novembre scorso, ndr), a squalifica già scontata. La sua Federazione l’ha sospeso e riammesso quasi immediatamente: da questo emerge che in Cina si possa fare tendenzialmente ciò che si vuole. Questo dà più fastidio del fatto che sia risultato positivo in sé. Non capisco come la WADA (L’agenzia Mondiale Antidoping, ndr) predisponga dei controlli antidoping mensili a casa mia e nel caso cinese sia rimasta all’oscuro di tutto. Dopo un test, se positivo, è giusto che all’uscita dei risultati 10 giorni dopo si debba immediatamente sapere se un nuotatore è dopato o meno. La regola è così e deve essere così per tutti».

Anche nel caso di Glaesner e della squalifica poi annullata, ti sei sentito un po’ preso in giro o hai avuto qualche dubbio ultimamente o in futuro?

«No, non m’interessa. Quando mi trovo a sfidare gli avversari, qualsiasi avversario, io faccio la mia gara senza pensare a null’altro. È successo a Doha e succederà anche alla prossima occasione a Kazan. Spero che in Russia siano tutti puliti e combatteremo ad armi pari e sarà una bella sfida che vincerà il migliore. A dirla tutta mi dispiace più per chi è coinvolto. Perché una volta che sei pizzicato, ne risente la tua credibilità. E ti tocca ricostruirla con l’ambiente diffidente. Di sicuro è meglio sapere le cose prima, anche per evitare che succedano cose come nel caso del Mondiale ri-assegnato poi a Glæsner».

A proposito di avversari da sfidare. Dopo la tua annata, ti senti più vicino a Sun Yang rispetto anche solo a una stagione fa?

«Me ne sono reso conto anche da ciò che è riuscito a fare anche lui nell’ultimo anno. Dopo il 14’31’’ a Londra 2012 non è riuscito a ripetersi a quei livelli sia ai Mondiali 2013 sia quest’anno. Poi, oltre a lui ci sono i soliti da sfidare. Primo fra tutti Ryan Cochrane, capace di nuotare intorno al 14’30’’ e anche lui sarà un avversario tosto».

Sei tra i citati di molti sondaggi che chiedono i migliori sportivi italiani del 2014. Qual è la graduatoria di Gregorio?

«Seguendo con molta attenzione il basket, dico per forza Marco Belinelli, non potrei non citare un grande come lui. Ha vinto il titolo NBA con i San Antonio Spurs ed è stato il primo italiano a riuscire nell’impresa.  E questo lo mette d’obbligo tra i migliori italiani dell’anno. Pur giocando in una squadra fortissima ha fatto la sua importantissima parte. Con lui nominerei anche il ciclista Vincenzo Nibali: vincere il Tour de France è un trionfo di valore assoluto».

E nel nuoto, chi ti ha colpito di più?

«Facile. Uno che è al top e può diventare uno dei migliori nella storia del nostro sport: Chad Le Clos. Ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente e devo dire che è davvero un grande anche fuori dall’acqua. È giovane, simpatico e ha la capacità come solo i grandi come Phelps o Lochte, di disputare tante gare diverse e di lottare sempre per la vittoria. Non è una caratteristica molto comune e per questo è da ammirare. Quest’anno è esploso definitivamente e dopo la vittoria su Phelps a Londra si sta confermando.

Quanto all’allenatore dell’anno, oltre al tuo coach Morini – che ha vinto il premio ufficiale in memoria di Alberto Castagnetti - ci sono altri tecnici che ti hanno colpito particolarmente durante l’anno?

«Di certo gli altri due finalisti Gianni Leoni e Fabrizio Bastelli sono senz’altro tra i più bravi e di conseguenza hanno raccolto anche loro dei risultati importanti coi loro atleti. Se lo sarebbero meritato, ma sono molto contento per il “Moro” e secondo me è stato giusto così. Personalmente credo che nel nuoto italiano i tecnici si siano fatti rispettare, tra Doha e Berlino la Nazionale ha raccolto tanto e il merito va diviso tra tutto il movimento. Tra gli altri, mi piace molto lavorare con il nostro biomeccanico Ivo Ferretti, che allena una squadra locale a Roma. Collabora spesso con noi al Centro Federale di Ostia e una volta a settimana ci fa visita. E facciamo esercizi davvero utili. Insieme al Moro fanno un bel lavoro. E ci porta molte riprese video, facendocele analizzare e il successo di quest’anno si è costruito anche con questo lavoro non così usuale».

 

Stefano Morini (sx) e Gregorio Paltrinieri (dx)Stefano Morini e Gregorio Paltrinieri al recente convegno riservato agli allenatori, tenutosi a Chianciano Terme. Photo Giorgio Scala / Deepbluemedia

 

A proposito di lavoro e tecnici. Cosa c’è da migliorare nel tuo 2015?

«C’è da migliorare in tutto e continuamente. Quest’anno ho fatto dei grandi progressi sulla resistenza, che è anche un po’ il mio punto di forza. Ho sentito tanto i benefici di allenamenti davvero molto duri con serie molto lunghe, che non mi dispiacciono. Oltre a questo la cura della velocità e della spinta in uscita di virata mi hanno fatto guadagnare qualcosina. Ovvio che non ho raggiunto la perfezione e che c’è ancora da fare. I cambi di ritmo che mi mancano? Sono cose su cui si deve lavorare molto. Niente arriva subito».

Come hai passato le feste natalizie, a casa tua, a Carpi? Sei goloso e c’è qualcosa che non manca sulla tavola?

«Prima di tutto, devo dire che per fortuna faccio sempre fatica a ingrassare, riesco a rimanere piuttosto facilmente nel mio peso forma. Credo che da circa cinque anni peso sempre 75 chili, quindi va bene così! (ridendo) Preferisco i primi piatti come le lasagne o i tortellini. Poi, se parliamo di dolci, rimaniamo sul classico con panettone, pandoro e tiramisù. Ma in questi giorni ho subito ricominciato a nuotare e sto smaltendo. Nuoto solo una volta al giorno durante i periodi di festa, però è giusto così. Sono uno che ha molta sensibilità in acqua e quando stacco faccio fatica a riacquisirla. Perciò preferisco magari nuotare poco ma di frequente per non avere difficoltà. Poi dal 7 gennaio si tornerà a Ostia per tornare alla vita normale».

E per il tuo 2015, hai già pensato al “buon proposito” di rito?

«Beh, ci ho già pensato in effetti. E il primo pensiero va dritto in Russia, verso i Mondiali in vasca lunga di agosto. Quello è l’appuntamento in cui fare davvero bene. Intendo puntare sempre al podio almeno sui 1500. Per gli 800 vedremo, anche perché bisognerà valutare la condizione degli avversari e il modo con cui riuscirò a prepararli. Ma la distanza più lunga rimane il mio target: e in quella vorrò senz’altro migliorare il mio tempo nuotato a Berlino. E sfidare direttamente Sun».

Il tutto è un desiderio verso il 2016 e Rio de Janeiro?

«Più che altro nel 2015 avrò già il punto della situazione nel confronto diretto con gli altri. I 1500 sono una specialità in cui, nel bene o nel male, si è in pochi a gareggiare ad altissimi livelli. E per scalare le gerarchie mondiali ci vuole un po’ di tempo. Quindi quelli che si giocheranno la vittoria a Kazan presumo saranno probabilmente gli stessi che lo faranno a Rio de Janeiro».

Leggi anche...