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Nuoto

Personaggi a bordo vasca: Paolo Bossini

Tra gli "animali" acquatici ci sono i nuotatori e i ranisti... e poi c'è Paolo Bossini

Una nuova vita per il Boss: ora è allenatore e dirigente a Pesaro

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Paolo Bossini, Aniene

Tra gli “animali” acquatici ci sono i nuotatori, e ci sono i ranisti.

Poi ci sono i ranisti che un giorno decidono di “saltare” fuori dall’acqua per mettersi a insegnare agli altri a muoversi nel mondo dell’acqua clorata piegando le ginocchia.

Paolo Bossini è uno di questi. Ha toccato la piastra per l’ultima volta. E’ uscito dalla vasca e ha appeso costume, cuffia e occhialini al chiodo. Poi ha indossato i panni dell’allenatore, del manager, dell’uomo responsabile che, ora, qualsiasi mamma e papà vorrebbero vedere insegnare ai propri figli.

A dieci anni di distanza dagli Europei di Madrid, in cui vinse la sua prima medaglia d’oro internazionale nei 200 metri, ora Paolo vive l’ entusiasmo per l’acqua clorata da allenatore. Una decisione maturata quasi un anno fa.

 

“Questa idea è iniziata a piombarmi in testa nel post malattia. Dopo il tumore c’era la possibilità che io smettessi di nuotare. Ma ho voluto riprendere a nuotare – spiega “coach Bossini” – Però riprendere non è stata la scelta giusta. Il fisico ovviamente non è più quello di prima e l’ultima stagione è stata quella più critica con due infortuni al gomito e alla caviglia. Dovevo fare una svolta, anche per il bene della mia famiglia, anche perché gli sponsor non avrebbero più investito su di me come atleta. Così dopo il Settecolli 2013 ho sparso un po’ la voce: cercavo un lavoro”.


Le porte per Bossini si sono aperte su tante possibili destinazioni. Anche su Roma e sull’Aniene. Poi alla fine ha scelto Pesaro.

 

“L’Aniene mi ha proposto di restare a Roma. E’ stata la mia casa per buona parte della mia carriera agonistica e la porterò sempre nel cuore. Ma a Pesaro mi avrebbero dato un ruolo di gestione più importante: avevo l’opportunità di farmi maggiormente le ossa ed esperienza mettendo in pratica tutto quello che ho imparato dai miei allenatori.  Ecco perché ho accolto la proposta di Marco Colombo, il mio ex allenatore, e di Luciano Di Renzo. A Pesaro stavano costruendo una nuova società, volevano ricreare una squadra da zero. E ora abbiamo 240 atleti per un progetto triennale. Con me come Direttore Tecnico e Responsabile del Settore agonistico”.


Nuotare e insegnare. Vincere e insegnare a farlo. Due facce della stessa medaglia. Due facce ben distinte. Com’è stare dall’altra parte?

Paolo Bossini a bordo vasca come allenatore“Sto vivendo il contrasto della mia vita. Se prima vivevo in bianco, ora vivo in nero. E viceversa. E’ un lavoro non facile. Ma più le cose sono complicate e più mi piacciono. Dentro l’acqua pensi a te. Pensi a nuotare e a vincere. A tutto il resto ci pensa il tuo allenatore, la tua società, gli altri. Ora quegli “altri” sono io. Sono io che organizzo, che tengo i contatti con i genitori, che indirizzo gli atleti verso il modo più giusto per affrontare un allenamento o una gara. E’ un lavoro di responsabilità verso questi giovani. E mi riprendo quelle mancate soddisfazioni con i risultati di questi ragazzi. Della mia carriera agonistica manca soprattutto l’adrenalina prima di una gara. Sono consapevole che sarà un vuoto incolmabile. Ora ci sono altre soddisfazioni da raccogliere e a distanza di 5-6 mesi posso dire che mi piace tantissimo”.


Bossini è sempre stato un nuotatore atipico con quella vena di pazzia o artistica che tanto caratterizza tutti i ranisti, del resto.  La sua carriera non è stata facile, bensì tormentata da tanti “sgambetti”. Quarto alle Olimpiadi di Atene 2004 dietro a Kitajima, l’allora outsider Gyurta e Hansen. Bloccato a pochi giorni dai Mondiali di Montreal 2005 da un’ appendicite durante il collegiale di Fort Lauderdale. Quarto ancora ai Mondiali di Melbourne, dietro all’altro italiano Loris Facci. Nel 2010 arriva invece il tumore che lo costringe a uno stop prolungato per potersi curare.  Tutta l’esperienza che ha maturato durante il suo percorso ora la dovrà usare per preparare le nuove generazioni.

 

Ero davvero un po’ pazzo, come tutti i ranisti. Prendevo sotto gamba gli allenamenti. Arrivavo in ritardo o alle volte li saltavo proprio. Facevo di testa mia. Poi però si cambia. Inevitabilmente. Devi affrontare difficoltà e problemi e bisogna sempre uscirne da vincitori. Ora so quello che sto facendo e metto in pratica ciò che la mia vita da agonista mi ha insegnato”.

 

E di sicuro anche un po’ di quello che hanno insegnato a lui.

 

FIN Campionati italiani primaverili assoluti (50m)“Francesco Ardesi, il mio allenatore a Brescia fino ai 17 anni, Marco Colombo, poi Gianni Nagni e, infine, Massimo Meloni che mi ha sorretto negli ultimi anni della mia carriera: tutti sono stati importanti per me. Ognuno di loro mi ha dato molto e mi ha insegnato qualcosa che io ora posso tramandare ai giovani che si allenano qui a Pesaro. Spero tanto che in futuro le nostre istituzioni possano dare più fiducia a noi giovani allenatori”.


Ora Paolo Bossini lo si  vede prevalentemente a bordo vasca, con il cronometro in mano. Ma è anche rientrato in acqua, è tornato a nuotare.

 

Ma solo per il piacere di farlo. Dovevo rimettermi in forma. Negli ultimi mesi avevo preso 10 chili e forse ero invidioso della bellissima pancia di mia moglie. (Paolo e sua moglie Laura hanno infatti avuto da poco il loro secondo figlio, Gabriel. La primogenita Angelica ha ora 6 anni, ndr). Lungi da me il voler “riprovarci”. Ora faccio sport in maniera diversa”.

 


Nota d’autore - Ho incontrato per la prima volta Paolo Bossini a Vienna, ai Campionati Europei in vasca corta nel 2004, La mia prima trasferta per il nuoto. Ancora non bazzicavo l’ambiente. Ero una semplice tifosa- giornalista che aveva deciso di “vivere” quest’esperienza non più dalla tv ma dalla zona mista. E dagli stand degli atleti. Queste  sono due  foto- ricordo di quel periodo: Paolo con la medaglia d’oro nei 200 rana al collo e nell’altra insieme all’amico Vanni Mangoni.

Paolo BossiniPaolo Bossini e Vanni Mangoni

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