
Tecnica del Nuoto.
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Insperata? Forse sì, ma meritatissima. Se vogliamo trovare due aggettivi per descrivere la prima convocazione “ufficiale” in Nazionale maggiore del 22enne Francesco Di Lecce, questi due termini fanno al caso giusto.
Non aspettato perché il ranista della Rari Nantes Torino ha mancato di un soffio i super-competitivi riscontri cronometrici imposti dalla Federazione. Limiti che gli avrebbero consentito di accedere subito all’Europeo in vasca corta di Herning (12-15 dicembre), salvo poi essere premiato (così come con altri compagni) dallo staff tecnico azzurro. Gli sono stati giustamente riconosciuti i progressi mostrati nel corso dell'inizio di stagione. Il tutto ampiamente meritato, perché Di Lecce non aveva agguantato il pass nelle sue gare, al meeting Mussi – Lombardi – Femiano dello scorso weekend, solo per pochi centesimi.
Un ragazzo che sembra avere la consapevolezza unita alla giusta soddisfazione per aver raggiunto solo il primo traguardo nella sua ancora lunga carriera. Un atleta che mostra i piedi ben saldi a terra e una rana che gli potrà regalare tante soddisfazioni. A lui il compito di confermare le sensazioni positive suscitate nell’ambiente. Per il nuotatore allenato da Andrea Grassini, c’è da segnalare l’importanza dei suoi progressi: a Viareggio ha vinto i 50 rana (26.84) e i 100 (58.45) con i suoi primati personali, risultando il secondo miglior italiano nella stagione 2013 in corta. Davanti a lui soltanto a un certo Fabio Scozzoli (attualmente ancora fermo per infortunio). Un crescendo che potrebbe proseguire in Danimarca. Ma Di Lecce non vuole farlo trasparire troppo: il che può servire per sé stesso e per gli avversari.
Francesco, da pochi giorni è ufficiale la tua presenza per la tua prima competizione per Nazionali. La qualificazione agli Europei è stata così difficile da agguantare?
«Sì, i tempi limite erano tosti. In tutte le gare era difficile abbassarli. Lo sapevo sin da quando li ho visti. Tanto che la mia prima reazione è stata: “Avranno sbagliato a comunicarli?”. Poi, però, ripensandoci, ho capito che sarebbero stati una garanzia che dava un margine per evitare delle figuracce in Europa. In fin dei conti, se nuoti a quei livelli, non dovresti essere troppo distante dai migliori. Io ho avuto il merito di arrivare molto vicino ai tempi imposti dalla Federazione: nei 50 l’ho mancato per un soffio (14 centesimi, ndr) , mentre nei 100 per due decimi e mezzo. Guardando le precedenti finali europee in vasca corta, con quei crono che ho fatto a Viareggio, non è difficile ipotizzare che potrebbero valere un ingresso in finale in Danimarca».
In questo senso, ti ha sorpreso la convocazione?
«Quando ho visto il tabellone dei tempi a Viareggio, ho subito realizzato che sarei andato oltre di poco. In quel momento non dico che mi sono demoralizzato, però non ci speravo molto. Anche considerando che i tecnici hanno sempre tenuto molta fede sull’acquisizione dei tempi limite. Stavolta l’hanno fatto e mi hanno “ripescato”. Nonostante ciò, sapevo solo di esser riuscito a fare dei tempi di valore, migliorandomi nel corso della stagione. Credo che in Nazionale abbiano valutato soprattutto il mio progresso. D’altra parte il nuoto è poi uno sport in cui nessuno ti regala niente. Non si può controllare molto in vasca o aspettare episodi favorevoli. Non bisogna mai dimenticarsi questo: qui si parla di tempi e da lì non si scappa. Per questo sono molto orgoglioso dei miei risultati».
Ti senti un po’ emozionato dal fatto che gareggerai con i migliori?
«Sicuramente il contesto della manifestazione farà sentire il suo peso. Parteciperò a gare di alto valore, con atleti che fanno molto bene il loro mestiere. In ogni caso, sarò a Herning e credo che nessuno mi abbia regalato niente. Anzi, la convocazione in azzurro me la sento pienamente guadagnata per ciò che ho fatto. È il compenso migliore per una vita di sacrifici che faccio da anni, come accade a molti dei miei colleghi. Nemmeno prima di questa soddisfazione mi rimproveravo qualcosa. Perché a me piace la vita del nuotatore, col passare degli anni ho trovato equilibri. Se vuoi diventare il migliore devi essere pronto a rinunciare ad alcune cose che non vanno d’accordo con l’attività sportiva. Ma questo è ovvio e vale non solo per chi nuota. Se riesci, però, ti accorgi che ne è valsa la pena».
Oltre a te, ci saranno altri quattro ranisti che nuoteranno le tue stesse distanze: Mattia Pesce, Andrea Toniato e Claudio Fossi. Come vedi la concorrenza interna?
«La competizione non mi dispiace affatto. Credo sia molto stimolante misurarsi con compagni e avversari alla pari. Poi, una volta in vasca ci giocheremo davvero tutto. C’è sempre questo aspetto da considerare. Inoltre, le gare individuali ci daranno l’opportunità di giocarci in un colpo solo sì l’ingresso in finale, ma anche la previsione per un inserimento nella staffetta mista azzurra, che si terrà come sempre nell’ultima giornata».
Infatti, i giochi per il possibile frazionista nella rana nella 4x100 mista, con il forfait di Scozzoli, sembrano più che mai aperti?
«Probabilmente Mattia Pesce è a oggi, un gradino più in alto per la sua esperienza. Ma è ancora tutto da decidere “sul campo”. Io comunque mi farò trovare pronto. E se dovessi venire chiamato in causa sarò pronto a combattere».
Quali reputi siano i tuoi punti di forza?
«Credo che mi riescano meglio le parti “al bordo”, come le virate. Ci siamo messi tempo fa con il mio tecnico a curare bene questo fondamentale. Infatti guadagno qualcosa rispetto agli avversari grazie a quell’aspetto. I vantaggi migliori si sentono soprattutto in vasca corta».
A proposito del tecnico. Che importanza ha avuto (e ha) la guida di Andrea Grassini?
«I miei progressi li devo soprattutto a lui. Mi segue, mi aiuta in tutti i modi. È riuscito a farmi entrare in un’ottica più ambiziosa. Il mio sogno sin da piccolo è quello di andare alle Olimpiadi: il percorso per farlo è ancora lungo e difficile, ma lui è riuscito a farmi entrare in un discorso di prospettiva, insegnandomi a fare sempre il meglio possibile senza avere nessun tipo di rimpianto. Mi ha fatto crescere sia come atleta sia come persona».
Una curiosità: sarai il primo torinese che gareggerà in Nazionale dopo oltre quattro anni. Te l’hanno fatto notare?
«Non ci ho pensato più di tanto, anche se sapevo che l’ultimo mio concittadino azzurro è stato Loris Facci ai Mondiali 2009. Sono di certo contento, ma non perché sia stato il primo dopo tanto tempo, ma perché è successo proprio a me, dopo averlo inseguito per tanto tempo. Poi, però, il paragone è un po’ ambizioso: lui arrivò ai Mondiali e fece una finale. Io devo ancora dimostrare tutto per affiancare il mio nome al suo».
Facendo una previsione, a Herning, dove pensi di poter arrivare?
«Se tutte le cose dovessero andare come devono e come mi auguro, credo di potermi giocare un posto in una finale europea. Guardando i tempi del 2012, potrebbe essere un obiettivo possibile soprattutto nei 50. Ma ribadisco: per essere tra i migliori d’Europa, tutto deve andare per il verso giusto ».